Vogliamo condividerli perché rileggendoli tutti insieme sembrano scritti da un’unica voce … Cris era così potentemente semplice, così cristallina, così vera da lasciare un ricordo indelebile e netto dentro chiunque l’abbia incontrata: l’ironia, la risata, la caparbietà, l’empatia, l’accogliere l’altro senza se e senza ma, l’affidarsi.
Ogni volta che parlava di noi si riempiva gli occhi di gioia e orgoglio, Cris è stata decisamente uno dei migliori balsami contro l’insicurezza adolescenziale, ci ha sempre trattato alla pari pur essendo delle scugnizze. Ripensando a Daniela è inverosimile che due eccezionalità del genere se ne siano andate così presto, penso all’ingiustizia ma anche all’immensa fortuna di averle incontrate e penso che erano due puri concentrati di ironia e che forse è quella la migliore chiave per tutto .. Certo .. senza nulla togliere a Dani, Cris era il generalmaresciallo comandante in capo della brigata ironica, mi manca anche solo il pensiero di una sua battuta Laura e Cristina mi hanno regalato l’occasione che mi ha cambiato la vita, anche dopo tutti questi anni di lavoro nella cooperazione, la scelta del CISDA di offrire ad un’entusiasta e confusa giovane ragazza l’occasione di partecipare ad una delegazione senza chiederle nulla in cambio, è rimasta un unicum e dunque ancor di più fonte di infinita gratitudine. Trovo meraviglioso che per tutte noi Cris sia sempre stata fonte di incoraggiamento, forza e insegnamento a suon di grandi sorrisi .. A tutte noi ha lasciato la sua impronta nel profondo, ognuna di noi l'avrà elaborata e vissuta a modo suo ma
la sua profonda e unica genuita' nel darsi e nel accompagnarci è la stessa.
Non sarei andata in Pakistan se non fosse stato per lei e Daniela sempre cosi aperte ai giovani e cosi piene di fiducia in noi. Un pensiero colmo di amore e gratitudine.
Dani ci ha lasciato un vuoto incolmabile …penso spesso a lei e quanto fosse unico il suo appoggio incondizionato a noi e ad altri giovani. Così come Cris, la sua fiducia riposta in noi ci ha accompagnate nella crescita e soprattutto nel credere in noi stesse e nei nostri progetti.
Il racconto di Van
Parlare di Cristina oggi è un po’ come tirare le somme di vent’anni d’attivismo politico. Sicuramente Cristina ha iniziato molto prima, ma in vent’anni abbiamo assistito e partecipato alla creazione e all’evoluzione del CISDA. Con noi è cominciato nel maggio 2001.
Avevo assistito, nel novembre del 2000, ad una tavola rotonda svoltasi all’Università di Trieste attorno al tema de “La donna nell’Islam”. Docenti e ricercatori islamologi trattavano del tema dello status della donna nell’Islam, della legittimità di portare il velo o meno, se questa fosse una libertà o una costrizione imposta alla donna.
I punti di vista erano svariati, ma ciò che mi colpì più di tutto fu la negligenza, da parte dell’organizzazione, nel non aver invitato nemmeno una donna direttamente coinvolta nella
questione. Perciò al momento del dibattito pubblico, avanzai verso il palco e tesi un volantino ai professori, invitandoli ad un incontro con un’attivista di RAWA che si sarebbe tenuto ad Alessandria.
Naturalmente nessuno di loro si presentò all’incontro, e fu per questo motivo che decidetti di portare le portavoci di RAWA a Trieste, all’interno dell’università. Organizzare la conferenza da sola non fu cosa facile a causa dell’intricata burocrazia accademica, perciò chiesi aiuto al PAG (Progetto Aggregazione Giovanile) perchè mi desse degli strumenti per poter realizzare il mio progetto.
Fu lì che conobbi Daniela Birsa, l quale fu la principale sostenitrice del nostro gruppo. Daniela non si è mai presa nessun merito, eppure, come Cristina, è riuscita a darci quella fiducia genuina che ci ha permesso di realizzare i nostri progetti. Daniela magistralmente riusciva a fare ordine nelle nostre idee e ci aiutava a concretizzarle. Il PAG riuni’ in plenaria tutti i membri dell’associazione per sondare chi fosse interessato all’iniziativa
e fu cosi’ che nacque spontaneamente il gruppo di sostegno alle donne afgane, “Dalla parte delle donne”.
La conferenza si tenne dunque nel maggio 2001. Cristina accompagnò Zoya e Maryam e si assicurò che avessero tutto il necessario per il vitto e l’alloggio. Quanto a lei...si accontentò di dormire nella mia stanzetta da studente ricavata da un ripostiglio, ma serbo preziosamente il ricordo di quei primi momenti di scambio tra di noi. Da subito, ho ammirato la praticità di Cristina, quel suo talento di arrivare dritto al nocciolo della questione senza risultare brusca o scortese.
Lei mi guardò negli occhi e mi chiese perchè avessi deciso di prendere questa iniziativa. Le risposi che provavo solidarietà per le donne afgane perché io stessa ero figlia di profughi, e non mi piaceva che si facessero tanti discorsi inutili attorno alla nostra tragedia.
Bisognava che la gente venisse a conoscenza della situazione in cui versavano i profughi afgani, soprattutto le donne e i bambini e che si prendesse posizione davanti a questo massacro che i media tacevano.
La testimonianza di Zoya e Maryam ci coinvolse subito. Non poteva lasciarci indifferenti, e cosi’ decidemmo di dare il via ad una serie di iniziative di raccolta fondi, con cene e concerti a favore di RAWA e HAWCA, sensibilizzazione con mostre fotografiche e distribuzione di articoli tradotti dal loro sito, vendita del loro artigianato attraverso la Bottega del Mondo ed infine l’adozione a distanza di due orfanotrofi a Peshawar.
A livello nazionale, si era consolidata una rete di solidarietà alle donne afgane con cui entrammo in
contatto con altri gruppi e collettivi italiani. Fu cosi’ che nacque il CISDA, una grande famiglia di cui Cristina è stata il principale “motore propulsore”. Mi è sempre piaciuto come si creasse sempre un ambiente estremamente accogliente, grazie a Cris, con persone incontrate magari per la prima volta ma che condivivevano la lotta per la stessa causa.
Nel 2003 andammo in delegazione in Pakistan, per consolidare il nostro rapporto con RAWA e HAWCA e per raccogliere la documentazione audiovisuale per il progetto “La via degli aquiloni”.
Fu nell’ospedale di RAWA a Peshawar che conobbi Razja, una bimba di quattro anni affetta da talassemia (o anemia mediterranea), che la costringeva a continue trasfusioni di sangue, che l’ospedale non era in grado di fornire. Mi supplicarono di fare qualcosa per lei e Assunta Signorelli, che era con me in delegazione, disse che qualcosa potevamo fare, grazie a delle conoscenze che aveva a Roma con del personale medico di ematologia.
In un primo momento sono venuti in Italia Razja e suo padre, raggiunti poi dalla madre e il fratello. Abbiamo potuto sostenere la famiglia soprattutto grazie alla rete Donne in Nero di Roma.
Razja è rimasta in cura all’ospedale di Roma, dove, dopo un anno circa dal suo arrivo, ha ricevuto un trapianto di midollo osseo. Purtroppo il suo sistema immunitario era stato messo troppo alla prova e non ha retto al rigetto. Razja è deceduta poco tempo dopo il trapianto. Ma la sua famiglia è rimasta e si è installata in un primo momento a Roma.
L’attività del gruppo si è conclusa ufficialmente nel 2005, dopo questo avvenimento. Lo scioglimento del gruppo é dovuto anche a contingenze personali. Qualche membro del gruppo ha comunque continuato a seguire autonomamente l’attività del CISDA.
Cristina ci ha sempre appoggiate nelle nostre scelte ed incoraggiate a credere ai nostri progetti. La fiducia reciproca si é accresciuta col tempo, fino a diventare incondizionata. Con Cristina ho sempre avuto la sensazione di avere una sorella che mi avrebbe sempre difesa a spada tratta contro ogni insidia se avessi voluto lottare, ma che avrebbe anche rispettato i miei silenzi e la mia ritirata senza giudicarmi. Devo molto a lei, come persona ed in quanto coordinatrice del CISDA.
Il racconto di Franzinn
Riprendo la narrazione di Van per aggiungere qualche altra tappa al viaggio attorno a Cris, che ci ha reso le donne che siamo. La scoperta di Rawa è stata ed è tuttora, a distanza di 20 anni la più concreta e stravolgente lezione di femminismo mai ricevuta e il CISDA ci ha permesso con un’enorme generosità di pensiero, visione e approccio, di continuare ad approfondire la lezione fino a poterla toccare con mano nelle delegazioni. Il gruppo triestino “dalla parte delle donne” composto da ventenni e giù di li, è stato fin da subito sostenuto dal direttivo del Progetto Aggregazione Giovanile soprattutto nella figura di Daniela Birsa, un’altra straordinaria donna che ci ha seguito e motivato negli anni, pur garantendoci una totale autonomia, anche lei ahimè ci ha lasciate troppo presto, creando un vuoto politico in città che non si è più ricomposto.
Nel 2003 abbiamo partecipato ad una seconda delegazione a Peshawar e nei campi profughi di Rawalpindi dove abbiamo aiutato un altro incantevole concentrato di pura ironia: Irina Hale, a realizzare dei laboratori di teatro delle ombre con i bambini. E ancora una volta il CISDA, da immenso reticolato familiare, è stato veicolo per l’apertura di nuove strade: la mia tesi di laurea su Irina e sul teatro delle ombre. Ciò che ha prodotto in noi la delegazione è difficilmente descrivibile, è stata una delle avventure più straordinarie e profonde che abbiamo vissuto, e tuttora risuona nei nostri corpi e nel nostro modo di guardare il mondo.
Nel 2006 una parte del gruppo, trasformatosi nella sezione regionale del CISDA Friuli Venezia Giulia, si è impegnato nella ricerca e nella scrittura di una sceneggiatura e della successiva messa in scena di uno spettacolo sulla questione della donna nell’islam.
Nel corso degli anni di attività del CISDA FVG abbiamo organizzato conferenze e incontri nelle scuole a Trieste, Udine, Zugliano e Tolmezzo. Nel 2009 grazie ad un bando regionale abbiamo scritto e seguito il progetto “Children health Clinic” che prevedeva la costruzione di un presidio medico dentro ad uno degli orfanotrofi di Afceco a Kabul. Nel marzo 2010 ho preso parte alla delegazione a Kabul per chiudere la contabilità del progetto e per abbracciare finalmente di persona Jamshid, direttore dell’orfanotrofio, dopo un’interminabile scambio di mail per cercare di raccapezzarci nel folle incrocio tra burocrazia italiana e contabilità afghana.
Sempre nel 20
A Cris,
Le risate cristalline a tutta pancia, fanne una insieme a noi Cris, sei la forza e la bellezza a pieno cuore.
Come ci hai mostrato tu quanto è bello essere donna, nessuno mai.
Le tue ragazze dell’est ti stringono nel più poderoso e ridanciano abbraccio possibile.
Grazie a tutte le splendide donne del CISDA, a tutti gli occhi luminosi dell’Afghanistan resistente: a RAWA, HAWCA, AFCECO, HAMBASTAGI