Dove sono le donne afghane?
25 Novembre 2024
Mi chiamo Seema e sono di Bamyan. Ho 35 anni. Sono sposata da 20 anni con mio cugino, tossicodipendente.
A 15 anni mio padre ha venduto la mia vita a lui. Una lunga catena di giorni sempre uguali, con le sue botte dentro
Dal primo giorno mi ha picchiata, è un’abitudine, sembra non possa farne a meno. Ha sempre bisogno di soldi per la droga. Sa che ne ho e li vuole. Per questo mi picchia. Gliene do un po’, gli altri li nascondo e lui lo sa, non gli bastano mai. Ma io non parlo, devo difenderli per le mie figlie. Lavoro, per farle crescere e mandarle a scuola. Mi metto il burka e vado a pulire le case degli altri.
Mi piace lavorare, pulire mi piace, pulire tutta la sporcizia che ho intorno. È un segreto il mio lavoro tra me e le mie figlie. Quando se ne accorge mi picchia anche per questo.
Quando esce l’aria della casa diventa più leggera. Possiamo respirare e immaginare una vita senza di lui. Ma poi torna sempre.
Da un anno le cose sono peggiorate. Esce poco e io non posso lavorare.
Niente più scuola per le mie figlie, i soldi non bastano. Le ragazze sono cresciute e lui se n’è accorto. Ha cominciato a picchiare anche loro. Questo no, è troppo.
Non posso proteggerle e ho paura del futuro. Ho paura perché adesso lui ha un lavoro: fa prostituire delle ragazze, le vende agli amici drogati come lui. Ho paura che faccia quello che ha minacciato, vendere anche le bambine, le sue. Devo portarle via di qui e farle studiare.
Aprire la porta sulla vita di Seema è come affacciarsi su un incubo. È soprattutto per proteggere le sue figlie che si rivolge al Centro Legale.
L’aiuto di Francesca e la presenza delle assistenti di Hawca le permette di mandarle finalmente a scuola e di proteggerle dalla prostituzione alla quale il padre le aveva destinate.
Anche Seema inizia a studiare per poter cercare un lavoro e realizzare il sogno di vivere da sola con loro.
Vuole il divorzio ma non è facile. Il marito non vuole e minaccia di tenersi le figlie. Per averle con sé dopo il divorzio ha bisogno di un lavoro. Lo trova, fa la cuoca per un ufficio del Governo e la situazione migliora.
Da quattro anni è Marianella a occuparsi di lei con il suo denaro e il suo affetto. È Seema a portare i soldi a casa e questo le dà un certo potere che, unito alle pressioni di Hawca, le permette di tenere sotto controllo le pericolose iniziative del marito. Cerca di vendere la sua figlia maggiore a due vecchi ma il suo business fallisce. Seema smette di lavorare per un po’ perché mette al mondo un’altra bimba. Le ragazze continuano la scuola e sono molto brave.
Ora il fratello l’aiuta. Le ha dato una stanza nella sua casa e ha potuto finalmente lasciare la casa del marito. Vive con la famiglia del fratello. È un grande sollievo ma l’angoscia per il futuro delle sue figlie non l’abbandona un minuto. Trova un altro lavoro in una casa di persone ricche che la sfruttano fino a farla ammalare. Deve smettere. Ora è di nuovo senza lavoro ma non smette di combattere per il futuro delle sue figlie.
“Quando le ho parlato al telefono, ci racconta Shafiqa, Sima era veramente contenta. Sua figlia era riuscita ad avere un posto di insegnante in una scuola privata, dove insegna dari a più di 60 studenti, per tre ore al giorno. Questo lavoro è per lei e per la madre la salvezza.” “Io, dice Sima, sono sempre malata e prendo regolarmente le medicine. Quello che mia figlia guadagna è molto poco. E non so se riuscirò a coprire le spese del cibo, che è sempre più caro e della legna per scaldarci nell’inverno. Prego le mie sponsor di continuare a darci una mano e le ringrazio tanto per il loro meraviglioso aiuto.” Manda loro tutto il suo affetto.
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Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.
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