Parwana non è ancora nata quando suo padre muore. La madre è costretta, secondo l’ infelice usanza del suo paese, a sposare il cognato. Per la madre di Parwana è la sola soluzione per potersi prendere cura dei suoi tre figli. La prima moglie del cognato però non è affatto d’accordo, non vuole questo matrimonio e glielo fa pagare ogni giorno. La sua mamma sopporta tutte le angherie soltanto per poter stare con le sue tre figlie. Per la legge tradizionale, se una vedova sposa un uomo fuori dalla famiglia, perde la custodia dei figli.
Quando Parwana ha 14 anni il padre/zio la vende in matrimonio per una bella somma. Nonostante sia ancora piccola, Parwana ha una buona vita con il marito e la sua famiglia e dà alla luce tre bambini. Nel quinto anno del loro matrimonio, il marito viene ucciso. Parwana, a 20 anni, inizia la miserabile vita della vedova. Per fortuna, il marito ha lasciato una piccola attività commerciale avviata, sufficiente a nutrire la famiglia di 4 persone. Ce la possono fare.
Il padre di Parwana però, che ricorda il dolce sapore del denaro avuto dalla vendita della ragazza, decide di ripetere l’affare La rapisce, portandola via con la forza dalla sua casa e dai suoi figli e la vende in matrimonio a un uomo anziano, già padre di 6 figli. La minaccia continuamente. La prospettiva è questa: se osa ribellarsi o fuggire le taglierà la testa lui stesso con un coltello. Non ha scelta. Dopo il matrimonio, i suoi figli rimangono completamente soli e abbandonati. Crescono lavorando come schiavi nelle case dei loro parenti.
Sa tutto e ogni tanto riesce a vederli di nascosto, ma non c’è niente che possa fare per salvarli. Ogni giorno è una pena schiacciante per lei. Qualche anno dopo, il secondo marito, già molto vecchio, muore. Ora Parwana vive con i suoi tre figli, avuti dal secondo matrimonio, ma è in gravi difficoltà economiche.
Dice Parwana: "La perdita del mio primo marito mi ha bruciato come una fiamma. Non posso dimenticare la mia sofferenza e quella dei miei figli. Adesso sono malata ma continuo a ricamare e cucire per dar da mangiare ai miei figli. A volte non riesco a vendere niente ma devo comunque sopravvivere. Se avessi un lavoro e un salario regolare, sarei in grado di mandare i mei figli a scuola e di allontanare da loro un futuro pieno di ferite come il mio."
Il sostegno può alleggerire Habiba nella gestione della sua famiglia e permetterle di trovare un lavoro migliore con quello che sa fare. E, cosa a cui lei tiene di più, potrebbe mandare a scuola i suoi figli.