Ciao Laura, ciao Beatrice.
Ho appreso con sgomento della morte di Cristina e faticavo a crederlo, non sapevo fosse malata. Negli ultimi mesi la paura del covid mi ha tenuto lontano da Milano e dai treni che portano a Milano (ho due genitori anziani da proteggere) e mi addolora non essere stata vicino a Cristina e pensare di non avere più occasioni per farlo.
Cristina è stata un’amica e compagna preziosa quando abbiamo costituito a Milano il Comitato di sostegno al popolo siriano, ci ha dato fiducia e ci ha dato uno dei primi contributi a fondo perduto che hanno permesso nel dicembre 2012 la nostra prima missione di solidarietà, in quella Afrin che allora non potevamo immaginare sarebbe caduta in mano turca e di quelle fazioni dell’Esercito Siriano Libero che purtroppo libere non erano più ma al servizio degli interessi turchi. Ci ha messo in contatto con logisti che avevano lavorato in passato con Emergency e con altri collaboratori /consulenti di Emergency per aiutarci a organizzare i successivi viaggi ad Afrin. Non è mai mancata ai nostri presidi di solidarietà con le città siriane liberate e assediate dal regime.
Queste cose le ricordo perché chi in questi anni ha lavorato per la solidarietà con il popolo siriano ha scontato una grandissima solitudine. Cristina non ci ha mai lasciato soli, pur lavorando su altro. Ha sempre visto le lotte di liberazione non in chiave di collocazione geopolitica, che è la visione predominante in questo inizio di millennio nell’arcipelago pacifista o nella sinistra diffusa, ha sempre saputo cogliere la bellezza e la dignità dei percorsi di liberazione nella complessità dei loro intrecci e nella loro irriducibilità agli scenari geopolitici che sono gli unici oramai a occupare le piazze mediatiche e gli orizzonti mentali delle persone, degli attivisti. Raccontava nella tarda estate/inizio autunno 2013 come fosse andata a un presidio contro l’intervento militare occidentale in Siria – che poi non ci fu – dopo l’attacco chimico alla Ghouta liberata e se ne era andata infuriata dopo aver invano contestato agli organizzatori l’ostentazione dei ritratti di Bashar Al Assad, il dittatore genocida. Era proprio bello sentirsi – in questa solitudine – confortati dal suo calore, dalla sua passione, dalla sua vicinanza e anche dalla sua ampiezza di vedute, senza le quali sicuramente non sarebbe riuscita a entrare in rapporto e lavorare con donne di culture diverse.
Ricordo anche l’insofferenza – del tutto condivisibile – nei confronti di chi, da una prospettiva nonviolenta, esprimeva con alterigia giudizi un po’ liquidatori nei confronti delle combattenti curde che difendevano Kobane e si era scontrata diverse volte con queste persone. E a ragione, perché la nonviolenza è utile, è una risorsa imprescindibile, nella misura in cui chi la pratica raccoglie la sfida del misurarsi fino in fondo, a costo dell’assumere su di sé le contraddizioni più laceranti, con la vita e i sogni di liberazione delle persone in carne ed ossa. Se rimane pura, eterea teoria che non si sporca mai le mani con il dolore, la paura, la rabbia degli esseri umani reali non ci aiuta a fuoriuscire dalla violenza della storia, della guerra, dei rapporti di potere.
Ad una delle ultime manifestazioni in cui ci eravamo viste, credo in solidarietà con il popolo curdo, avevamo parlato dell’urgenza di un lavoro di diplomazia popolare che riavvicinasse la componente curdo siriana e la componente arabo siriana perché anche in Siria nessuno si salva da solo e perché il riprendere a parlarsi poteva aiutare a liberarsi dalla subalternità alle potenze regionali e internazionali. Ma ci siamo sentite molto piccole, impotenti e inadeguate di fronte all’impegnatività di questo percorso, soprattutto di fronte a soggetti pacifisti molto deboli numericamente e politicamente.
Però penso che questa sfida dovremo coglierla, anche nel nome di Cristina, che aveva investito tutte le sue energie e la sua passione nella costruzione di relazioni tra le donne in funzione di progetti di liberazione condivisi, e se riusciremo a creare uno spazio di dialogo tra donne curdo siriane e donne arabo siriane lo dedicheremo a lei.
Mi mancherà infinitamente e mi addolora non poterla riabbracciare.
Un abbraccio forte a voi, a chi le ha voluto bene, ai suoi familiari.
Ciao Olivia