STAFFETTA FEMMINISTA ITALIA-AFGHANISTAN ALLA BALKANROUTE PER CHIEDERE LA FINE DELLA VIOLENZA, A PARTIRE DA QUELLA ESERCITATA DALL’EUROPA SUI SUOI CONFINI
Missione 1 di Staffetta sulla rotta balcanica in Croazia, al confine europeo con la Bosnia, per chiedere la fine delle violazioni del diritto d’asilo, dei trattamenti violenti di uomini, donne e bambini, e dei respingimenti illegali.
Sabato 19 giugno 2021, Staffetta Femminista Italia – Afghanistan ha partecipato alla Balkanroute, l’iniziativa promossa da Linea d’Ombra di Trieste insieme a diverse associazioni italiane ed europee. Abbiamo raggiunto la frontiera europea con la Bosnia, in una prima missione sul campo, unendoci all’appello lanciato dagli organizzatori: il confine di Maljevac é simbolo delle politiche europee di esternalizzazione delle frontiere che provocano migliaia di morti e terribili traumi alle persone in transito. Una violazione che vede un’opposizione ferma e sempre più diffusa fra i cittadini europei che contestano accordi dispendiosi con le peggiori dittature e milizie corrotte, e la violazione dei diritti fondamentali delle persone.
Staffetta Femminista, ha raccolto dal 6 marzo di quest’anno già 95 adesioni (più del numero previsto per comporre le sette squadre necessarie a raggiungere Kabul): 60 di queste adesioni hanno già organizzato il proprio team e hanno avviato un progetto di sostegno ad una delle donne vittime di violenza seguite da Hawca (Humanitarian Assistance for the Women and Children of Afghanistan). Staffetta Femminista opera insieme a Cisda (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane onlus) e ha raccolto l’adesione di Cadom/Centro Antiviolenza di Monza, Anpi Monza e Seregno, Arci Scuotivento Monza, Un Ponte per/Comitato di Monza e MIlano, Crei/Centro Risorse per l’educazione interculturale Monza, Istituto Comprensivo di Via Correggio Monza e del Teatro Elfo Puccini di Milano.
In Staffetta si ritiene che non abbia più alcun senso dipingere le migrazioni forzate come se si trattasse di un’emergenza, senza individuare e rimuovere cause e responsabilità strutturali, buona parte delle quali risiedono nelle scelte geostrategiche dell’occidente, come la vicenda afghana dimostra. La migrazione dall’Afghanistan è seconda solo a quella siriana in Europa. Per le organizzazioni laiche e progressiste femministe che in Afghanistan combattono contro il fondamentalismo e la guerra da oltre quarant’anni, è un fenomeno che crea una grave perdita poiché sottrae al paese una parte delle nuove generazioni. Ma è anche la conseguenza inevitabile della guerra, della violenza e del fatto che l’Afghanistan si è trasformato in un narcostato, con altissimi livelli di illegalità, di corruzione e di dipendenza da eroina.
Per informazioni su Staffetta Femminista: https://www.cisda.it