Mia carissima Cristina,
sì, ti amo immensamente, amo anche il fatto che tu mi abbia nascosto la tua malattia fino a ora per paura di arrecarmi dolore. Poco fa ho sorriso, perché invece di digitare il tuo nome su Google Mail, per errore l'ho digitato sul motore di ricerca, e mi sono uscite tutte le notizie della tua liberazione dalla prigione del bastardo Erdogan e le tue foto infoulardata, e questo mi ha ricordato perché tu mi sia così intimamente cara e io, appena ti ho conosciuto, abbia subito messo un po' delle mie radici nella tua saldezza e solarità.
Una leggenda ebraica dice che al principio dei tempi quando la forza creativa del bene è scesa in tutti i livelli dell'universo, il vaso terreno che per ultimo doveva contenerla sia andato in pezzi perché troppo fragile, e i pezzi ora siano sparsi per tutta la terra, e la ragione per cui noi siamo qui in questo mondo sia di cercare ovunque quei frammenti con la loro goccia di luce, e di riconnetterli pazientemente.
Anch'io quando guardo alla vita la vedo un po' così, e penso che ci siano tre modi di rimettere insieme ciò che è stato spezzato: la conoscenza, la bellezza e l'amore. Io ho sempre praticato le prime due strade, senza trovare tempo ed energia per molto altro (la depressione, la belva nel folto, maledetta!), e ho sempre avuto questa sensazione dolorosa di essere piena di amore che mi scorre nelle vene, e di non aver trovato il modo di donarlo.
Perciò, quando ho incontrato te, mi sei sembrata un miracolo.
La donna che rimette insieme i frammenti del mondo con l'amore, a costo di andarseli a prendere nel cofano di un’auto con un burqa sulla testa, spingendo capre da donare alle vedove su per i monti dell'Afghanistan, o nel buio di una prigione. E che mette quella stessa identica quantità di amore nel mettere in contatto le persone e accoglierle, abbracciarle, farle ridere, e convincerle, come hai convinto me, che il mio amore non va sprecato, che la luce è luce e si irradia, che sia una fiammella o il sole.
Questo è ciò che tu sei per me, carissima e pervicace raccoglitrice di luci nascoste e frammenti un po' ammaccati e dolenti, ed è per questo che anche se io sono lontana da quasi otto anni ormai, non ti ho mai sentita lontana nemmeno per un secondo. Perché tu rendi tutto prossimo col tuo amore, e colleghi strade che non avrebbero mai pensato d'incontrarsi, e scintille che senza di te nulla avrebbero mai saputo l'una dell'altra, e quando questo avviene sgorga una forza di cambiamento che nessuno può fermare.
Ora forza, ok? (ma che te lo dico a fare, guerriera?).
Ti abbraccio fortissimo e sorrido e ti mando tutto il mio amore, quello che avevo nascosto, e quello che tu mi hai insegnato a far splendere.
Gabriella Stanchina