Solidarietà con donne che resistono in paesi illiberali
29 Agosto 2024
Sahar è nata in una famiglia di militari a Helmand, da anni considerata una delle province più insicure e pericolose dell’Afghanistan. Ha trascorso tutta la sua vita nel caos della guerra, fuggendo costantemente da una provincia all’altra. A differenza degli altri bambini, non ha mai avuto la possibilità di vivere un’infanzia spensierata, fatta di risate e giochi con gli amici in un ambiente sereno.
“Dopo ogni conflitto tra il precedente governo e i talebani”, racconta Sahar, “io e i miei amici raccoglievamo i proiettili abbandonati e altri residui della guerra, trasformandoli nei nostri giocattoli sbagliati”.
Nonostante l’amarezza delle sue esperienze, l’amore di Sahar per l’apprendimento è rimasto una costante fonte di speranza. L’istruzione è diventata il suo rifugio, anche se lo stesso viaggio per recarsi a scuola era segnato dalla violenza. “Ero una studentessa di quinta elementare”, ricorda, “e nonostante tutti i rischi, a scuola ci andavo sempre. Amavo la mia scuola, i miei insegnanti e i miei compagni di classe. Ma il mio mondo andò in frantumi il giorno in cui la nostra scuola venne attaccata. I suoni delle esplosioni e delle urla tormentano ancora i miei sogni. Quel giorno, quattro vite innocenti andarono perdute, lasciandomi in uno stato di shock e di dolore che non dimenticherò mai.”
Questo terribile incidente ha costretto la sua famiglia a cercare rifugio a Kandahar, sperando in un nuovo inizio. Tuttavia, la presa del potere da parte dei talebani ha presto trasformato le loro vite, e quelle di innumerevoli donne e ragazze afghane, in una prigione di paura e oppressione. Le libertà fondamentali sono state strappate via e il futuro è stato avvolto nell’incertezza.
Attualmente, Sahar risiede a Kabul, dove sta imparando diligentemente l’inglese all’OPAWC (Organizzazione per la promozione delle capacità delle donne afghane). Nonostante le restrizioni soffocanti e la costante sensazione di disperazione, si rifiuta di lasciare che i suoi sogni svaniscano. “La situazione nel nostro Paese è insostenibile”, ammette, “ma non mi arrenderò mai alla disperazione. L’istruzione è la mia arma e la userò per diventare un medico e servire il mio popolo. Anche nei momenti più bui, la speranza può ancora fiorire”.
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