Il messaggio di RAWA per l’incontro nazionale CISDA
Care sorelle di CISDA,
Vi inviamo i saluti dell’Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan (RAWA) e ci sentiamo onorate di poter parlare con voi a distanza durante il vostro importante incontro annuale.
Sono trascorsi più di quattro anni dal crollo del governo Ghani e dal momento in cui il regime repressivo e misogino dei talebani ci è stato nuovamente imposto. In questo periodo, il popolo afghano, in particolare le donne, è stato privato dei suoi diritti umani più elementari e sottoposto a incessante oppressione, esclusione e violenza sistemica.
Anche nei momenti più bui, le donne afghane continuano a resistere, con coraggio, intelligenza e incrollabile solidarietà. Sebbene le donne afghane siano private dei loro diritti umani fondamentali, utilizzano costantemente ogni risorsa disponibile per istruirsi, alzare la voce e lottare per la giustizia e la libertà contro il governo oppressivo e criminale dei talebani. Dalle aule clandestine alle campagne di sensibilizzazione globali, le donne afghane stanno ridefinendo la loro resistenza sotto la tirannia.
Sotto il fascismo religioso talebano, l’Afghanistan è diventato un cimitero per le libertà fondamentali. Le azioni del gruppo negli ultimi quattro anni non sono solo violazioni dei diritti; sono crimini sistematici contro l’umanità.
Donne e ragazze sono state completamente cancellate dalla vita pubblica, bandite dall’istruzione secondaria e superiore, escluse dal lavoro nella maggior parte dei settori e a loro viene persino impedito l’ingresso in parchi, palestre e spazi pubblici.
Oltre a questo, i talebani hanno preso di mira giornalisti, attivisti della società civile ed ex dipendenti pubblici, minoranze etniche e religiose con detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali. Questi crimini sono stati documentati da organizzazioni internazionali per i diritti umani ma continuano impunemente.
Il governo dei talebani in Afghanistan ha portato a diffuse violazioni dei diritti umani, soprattutto contro le donne, le minoranze e i gruppi vulnerabili. Con le loro politiche e azioni i talebani hanno aumentato la pressione sulle minoranze etniche e religiose, portando a più discriminazione, paura e isolamento sociale.
Il regime opera attraverso la paura, la sorveglianza e il controllo ideologico, e mette a tacere il dissenso con brutalità e governando attraverso il terrore. E mentre il mondo osserva, una popolazione di quasi 40 milioni di persone è tenuta in ostaggio da un regime che non riconosce altra legge se non la propria fede violenta.
Uno degli strumenti di controllo più devastanti utilizzati dal regime talebano è stata la chiusura sistematica e la severa restrizione dell’accesso a Internet in tutto l’Afghanistan. Interrompere la connettività digitale non è solo una questione tecnica, è una strategia calcolata per isolare le persone, mettere a tacere il dissenso e sopprimere la libertà di espressione.
Per le donne afghane, che sono già state cacciate dalle scuole, dai luoghi di lavoro e dagli spazi pubblici, Internet rappresenta un’ancora di salvezza fondamentale. Offre accesso all’istruzione, all’informazione, alle reti di advocacy e alla solidarietà globale. A causa dei ripetuti blackout e della censura di Internet, i talebani stanno cercando di cancellare questi spazi digitali, rendendo quasi impossibile la resistenza e la connessione.
Questo blackout digitale rafforza la presa del potere da parte del regime, interrompendo il flusso di informazioni sia all’interno che all’esterno dell’Afghanistan. Isola attivisti, giornalisti e società civile dal mondo e priva la popolazione di notizie critiche, informazioni sanitarie e comunicazioni di emergenza.
In un’epoca in cui il mondo è più connesso che mai, le azioni dei talebani rappresentano un tentativo deliberato di riportare l’Afghanistan alla completa oscurità. Il diritto di comunicare liberamente è un diritto umano fondamentale e la sua negazione è l’ennesimo crimine contro il popolo afghano.
Dopo vent’anni di occupazione giustificati da falsi slogan come ‘libertà’ e ‘democrazia’, gli Stati Uniti hanno spudoratamente restituito il nostro Paese agli stessi terroristi misogini che affermavano di combattere.
La cosiddetta ‘Guerra al Terrore’ non ha mai riguardato la liberazione del nostro popolo. Era una guerra per il controllo, per i profitti, per il dominio. Mentre le vite degli afghani venivano distrutte e le nostre donne pagavano il prezzo più alto, gli Stati Uniti e i loro alleati se ne sono andati, lasciandosi alle spalle il caos e la tirannia.
Questo non è stato un fallimento della politica; è stato un tradimento intenzionale e un brutale promemoria per ricordarci che le potenze imperiali non portano libertà, ma distruzione, manipolazione e abbandono.
Per quanto riguarda la base aerea di Bagram, l’opinione generale è che questa volta gli Stati Uniti siano seriamente intenzionati a tornare, con l’obiettivo principale di fare pressione sull’Iran e, in caso di guerra, sostenere Israele. Tuttavia, tra i talebani esiste una divisione interna. La fazione di Kandahar, la più potente, è fortemente influenzata dall’Iran e, in misura minore, da Cina e Russia.
Il ritorno degli Stati Uniti a Bagram significherebbe di fatto la rioccupazione dell’Afghanistan. Gli afghani conservano ancora amari ricordi dei quasi due decenni di occupazione statunitense e della NATO, segnati da crimini di guerra e brutalità. Pertanto, il loro ritorno rappresenta un incubo e una cattiva notizia per il nostro popolo. Con il rientro degli Stati Uniti, nel mezzo dell’intenso confronto tra Est e Ovest in corso in Asia, gli Stati Uniti otterrebbero un importante vantaggio strategico, trasformando l’Afghanistan in una roccaforte occidentale — una cosa che non è né nell’interesse del popolo afghano né del mondo. Si tratterebbe inoltre di una minaccia diretta per Cina, Russia e Iran, ed è probabile che questi paesi si muoveranno per impedire il ritorno delle forze di occupazione.
Inoltre, nonostante il continuo record di violazioni dei diritti umani, apartheid di genere e violenta repressione da parte dei talebani, alcuni paesi e istituzioni internazionali hanno iniziato a riconoscere tacitamente o esplicitamente il regime. Gli inviti ai rappresentanti talebani a conferenze internazionali e incontri diplomatici inviano un messaggio pericoloso: il mondo è disposto a ignorare i loro crimini in cambio di opportunità politiche.
Il riconoscimento, senza che venga chiesto conto delle responsabilità, incoraggia gli oppressori e indebolisce la determinazione di coloro che lottano per la giustizia e la libertà in Afghanistan. Segnala che gli interessi politici hanno la precedenza sui diritti umani e sulla dignità.
Care compagne,
Invitiamo tutti i movimenti amanti della libertà, in particolare le donne e altri alleati che hanno consapevolezza politica, a considerare criticamente le conseguenze della legittimazione dei talebani. La vera pace e stabilità non possono essere raggiunte senza giustizia, uguaglianza e rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli afghani.
In questi momenti cruciali e difficili, RAWA rimane ferma nel suo impegno a stare al fianco del popolo afghano e a garantire che la sua voce sia ascolta forte e chiara sulla scena globale.
In una situazione in cui le donne sono rinchiuse nelle loro case e viene loro negato l’accesso a tutte le istituzioni tranne le scuole religiose, RAWA lavora instancabilmente per raggiungere donne e ragazze attraverso lezioni a domicilio e garantire che continuino a ricevere istruzione ed emancipazione nonostante le restrizioni oppressive.
Con le nostre iniziative sociali, tra cui team sanitari mobili, centri educativi e distribuzione di forniture essenziali, vogliamo mantenere stretti contatti con la gente comune. Attraverso la documentazione e la diffusione di rapporti sulla violenza, la povertà e i disastri naturali, diamo una voce potente alle comunità sofferenti che serviamo.
Desideriamo esprimere la nostra sincera gratitudine a CISDA per il suo incrollabile sostegno nel corso degli anni. Il vostro fermo impegno e la vostra solidarietà sono stati per noi un pilastro di forza mentre continuiamo la lotta per i diritti, la dignità e l’emancipazione delle donne afghane. In questi tempi difficili, avere alleati come CISDA che è saldamente al nostro fianco, ci dà speranza e coraggio per andare avanti. Insieme crediamo che il cambiamento sia possibile e che le voci delle donne afghane non verranno messe a tacere.
Ovunque ci sia oppressione, c’è resistenza. Combatteremo fino alla fine per liberarci dalle grinfie del fascismo religioso.
Lunga vita alla solidarietà di tutte le persone amanti della libertà in tutto il mondo!
Associazione rivoluzionaria delle donne afghane (RAWA)



