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Bibi Khadija

Pubblicazione: 1 Gennaio 2023

Ho 49 anni, tantissimi qui. La guerra civile, la furia dei mujahiddin, signori della guerra, che ancora ci governano, è stata un incubo di quattro anni. Si è portata via mio marito e mio figlio maggiore. Io e mia figlia viviamo con la famiglia di mio cognato, siamo in 12. Non c’è giorno che non mi gridino addosso : ‘sei tu il problema, da anni ti diamo da mangiare gratis!’. ‘Certo, dico io, avete ragione. Io voglio lavorare e guadagnare il pane per me e per mia figlia.’ Allora loro urlano ancora di più, uno scandalo, mi dicono che sono una puttana, mi picchiano, tutti, e mi chiudono in casa. Ma io riesco lo stesso a procurarmi qualcosa, vado a fare le pulizie dai vicini, di nascosto, così quando non ci danno da mangiare, posso comprare qualcosa per noi. Difficile trovare un motivo per continuare. Forse è il sogno, ci penso sempre, mi dà forza, prima o poi ce la farò. Vorrei poter vivere da sola con mia figlia e lavorare insieme per decidere ogni giorno la nostra vita, come vogliamo, io e lei. Un sogno. Ma sono pronta a tutto per realizzarlo.

Aggiornamenti

Il sostegno di Lucia e in seguito di Elisa, che la sostiene da anni, le cambia la vita, le permette di uscire dalla trappola del ricatto familiare. L’umiliazione più grande e quotidiana, chiedere cibo, vestiti, medicine sempre alla famiglia del cognato e subire i loro ricatti, finisce all’improvviso. Un grande sospiro di sollievo, potersi comprare quello di cui si ha bisogno. Cerca di convincere i parenti a permettere che lavori fuori casa.
Sì, le dicono, magnanimi, lavora pure ma lo stipendio lo dai a noi. La prospettiva non le piace e continua a combattere e a lavorare. Le assistenti di Hawca l’aiutano a tenersi i soldi. Ma trovano finalmente la soluzione radicale per la sua vita. Bibi e la figlia vanno a vivere in un orfanotrofio conosciuto da Hawca.
Lì stanno in pace, Bibi lavora come cuoca per la struttura e la figlia può studiare. È davvero un grande successo. Ma, purtroppo, non dura. Per motivi economici questo orfanotrofio la licenzia.
Va a vivere con altre quattro famiglie in una stanza a casa di un parente. Non riesce a trovare un altro lavoro. Ha un vicino ricco e generoso che l’aiuta nelle spese di tutti i giorni ma senza l’aiuto di Elisa non ce la farebbe.

Aggiornamento gennaio 2023

Khadija manda tutto il suo affetto ai suoi sponsor e spera che continueranno ad aiutarla.

“Noi poveri, dice, possiamo arrangiarci nelle altre stagioni ma, quando viene l’inverno, dobbiamo fronteggiare enormi difficoltà. Non possiamo comprare vestiti caldi per noi e per i bambini, non possiamo scaldare le nostre stanze e i bagni, non possiamo comprare cibo sano e per questo ci ammaliamo molto facilmente. I materiali combustibili per scaldarci sono diventati molto cari. Negli anni scorsi abbiamo potuto comprare del carbone, ma adesso il carbone è salito molto di prezzo e non possiamo più permettercelo.” Soprattutto ora, Khadija ha molto bisogno di sostegno.

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Una storia del progetto Vite preziose.

La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.

 

 

 

 

 

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