Stop Fondamentalismi Stop Apartheid di Genere
8 Aprile 2025

Ho 12 anni e vivo ad Herat. La mia famiglia è povera ma ci vogliamo bene.
Mio padre ha un piccolo negozio e mia madre è casalinga. Il problema sono io, o meglio il mio cuore. Pare che abbia un buco. Mi fa stare male e non mi fa crescere come gli altri.
Mio padre le ha provate tutte. Mi ha portato da molti medici ma ognuno diceva il contrario dell’altro.
Alla fine, con l’aiuto dei miei parenti, è riuscito a portarmi al FMC Hospital. Lì hanno capito di che malattia si trattava, appunto il buco nel cuore. Serve un’operazione ma costa molto.
Mio padre mi ha anche registrato alla Croce Rossa. Ma in due anni nessuno si è fatto vivo. Così era sempre più disperato.
Ha saputo del centro legale di Hawca e si è presentato a raccontare la mia storia. Certo non era il posto giusto, non è di questo che si occupano. Ma proveranno ad aiutarci lo stesso a trovare i soldi per l’operazione. Mio padre intanto, che ha la testa molto dura, continua a sperare di risparmiare abbastanza per portarmi all’estero a operarmi. Per questo, a volte, mangiamo solo un po’ di pane secco per tutto il giorno. Ma anche con questi sacrifici non credo che ce la possa fare.
Così aspettiamo quello che succederà…
Quando Fatoma entra nel progetto ritrova la speranza. Con alcune donazioni comincia a curarsi e a mangiare meglio.
Poi, nella sua vita, entrano Luciana e Giovanni che continuano a seguirla per molti anni, fino ad ora, con il loro sostegno economico e con il grande affetto di cui sono ricchissimi.
‘Con il loro sostegno economico e la loro presenza nella mia vita, dice Fatoma, una porta si è aperta, per me e per i miei genitori, sul mio futuro, e la speranza di guarire e di vivere come le altre ragazze.’ Riescono a raccogliere perfino, tra i loro amici, 2500 euro per l’operazione.
La sua malattia è grave e difficile da guarire e Fatoma è curata da diversi medici. Va spesso in Pakistan, come fanno tutti qui, data la scarsa efficienza degli ospedali afghani. Pian piano, tra alterne vicende, sta meglio, può mangiare cibi sani, cosa importante per lei, e può scaldarsi nei gelidi inverni di Kabul. Cresce e va a scuola È molto brava ma fa fatica per la sua debolezza.
Quando deve stare a casa studia privatamente con molto impegno. Non vuole restare indietro. Quando i suoi sponsor sanno che le farebbe bene fare dello sport, la sostengono anche per la palestra che le dà molta energia.
È curata adesso nel nuovo Centro Cardiologico appena aperto a Kabul, un ospedale più moderno e affidabile.
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Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.
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