Sorelle senza confini – Mama Mercy
30 Ottobre 2024
Sono vedova, ho 38 anni e vivo a Novabad.
Mio marito è morto di cancro 5 anni fa. Ho quattro figli, di 12, 14, 16 e 18 anni. Viviamo tutti con mio cognato, un uomo crudele. Non mi permette di lavorare.
Mi minaccia continuamente: se trovo un lavoro, anche solo se lo cerco, mi caccerà per sempre da casa sua e non potrò rivedere mai più i miei figli.
Fuori dalla loro vita per sempre. Non posso vivere senza di loro, lui lo sa, il ricatto funziona.
Quel poco che ci serve per sopravvivere lo dobbiamo chiedere sempre a lui, è questo che lo fa sentire forte e padrone della nostra vita, se così si può chiamare.
Il mio figlio maggiore soffre più degli altri per questa situazione. Non lo sopporta. Ha trovato amici cattivi. Golam Azrat si sta perdendo, ha cominciato a drogarsi e a picchiarmi, picchia sua madre, a 18 anni.
Non è un bel modo per cominciare la vita. In genere lo fa perché non voglio dargli i soldi per la droga. Sono due anni ormai che i bambini non vanno a scuola, non ce lo possiamo permettere. Vanno a mendicare, questo mio cognato non lo proibisce.
Mi serve aiuto per lasciare la casa di mio cognato, riprendermi i miei figli, trovare un lavoro per vivere insieme e liberi. E per poter curare Golam, perché smetta di drogarsi.
Nelofar è disperata quando entra nel progetto. Vuole salvare se stessa, il figlio maggiore dalla droga e ha paura che gli altri figli, lasciati per strada, trovino anche loro la droga sul loro cammino.
L’aiuto di Laura, Martin, Stefania ed Emma le permette di mantenere i suoi figli e di rompere il ricatto del cognato.
L’autonomia economica le dà un po’ della libertà che non aveva mai conosciuto. Manda i figli a scuola, togliendoli dalla strada e fa curare il maggiore in un Centro di Recupero.
Laura e Mariella le restano accanto per molti anni permettendole di rinforzare le basi della sua nuova vita libera e di resistere alle pressioni del cognato e della famiglia.
Lavora come donna delle pulizie in una casa di gente ricca e guadagna 60 dollari il mese. Il figlio maggiore comincia a studiare l’inglese.
Purtroppo, ultimamente, ha ripreso a drogarsi, anche se non ha lasciato la scuola.
Ma Nelofar non è il tipo che si arrende. Continua a combattere per la sua libertà e per quella dei suoi figli, soprattutto del maggiore.
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Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.
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