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Shot the Voice of Freedom

Con il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan nel 2021, i talebani hanno imposto un regime di terrore particolarmente brutale nei confronti delle donne. Mettendo a rischio la propria vita e quella dei propri cari, gruppi di donne lottano per i propri diritti. Il documentario già selezionato a diversi festival internazionali tra cui IDFA, è la storia di due sorelle che decidono di lottare contro la perdita dei loro diritti fondamentali, tra cui il diritto all’istruzione, al lavoro, a vestirsi liberamente e perfino a camminare da sole, nella Kabul riconquistata dai Talebani.

“Shot the Voice of Freedom” è tratto dal libro “Fuorché il Silenzio”, che raccoglie le voci di trentasei donne afghane in lotta contro il regime dei Talebani, edito in Italia da Jouvence.

documentario diretto da Zainab Entezar

Afghanistan, 2024, 51 min

Nirvana

Nel 2021 il mondo si è dimenticato dell’Afghanistan, che ha abbandonato la sua popolazione nelle mani del regime talebano. Le ragazze afghane sono state abbandonate al loro destino, confinate nelle loro case e senza alcuna possibilità di vivere una vita degna. Dopo avere visto il padre decapitato dai talebani e senza alcuna possibilità di vivere una vita dignitosa, Nirvana inizia la sua fuga dall’Afghanistan.

Clicca qui per vedere il film

Scheda tecnica

  • Anno di uscita: 2024
  • Regia: Mohsen Rabiei
  • Sceneggiatura: Mohsen Rabiei
  • Protagonisti: Sadaf Noori, Muhammed Cangören, Seyed Asad Heydari
  • Durata: 2:19

Incontro pubblico CISDA – Roma 8 aprile 2025

Incontro organizzato da CISDA presso il Polo Civico Esquilino di Roma. A esporre le loro esperienze e le tematiche di riflessione relative al fondamentalismo religioso e politico e alle ripercussioni sulla vita e i corpi delle donne, accanto a Belquis Roshan c’erano alcune rappresentanti dell’associazionismo: l’attivista curdo-iraniana Mayswon Majidi, Celeste Grossi dell’ARCI, Mirella Mannocchio della Federazione italiana delle donne evangeliche, Lorena Di Lorenzo dell’associazione Binario 15.

Intervista ad Antonella Garofalo

L’8 aprile si sono tenuti a Roma due eventi per fare il punto sulla campagna lanciata da Cisda lo scorso 10 dicembre. Nell’intervista l’attivista Antonella Garofalo, a margine della conferenza stampa tenutasi presso la Camera dei Deputati, spiega i punti principali della campagna.

Il 2024 per le donne afghane. Il CISDA è sempre al loro fianco

NON dimenticare anche tu le donne afghane.

  1.  all’apartheid di genere come crimine contro l’umanità.
  2. NO al riconoscimento, giuridico o di fatto, del regime fondamentalista talebano.
  3.  al sostegno alle forze afghane antifondamentaliste e democratiche.

Sono questi i 3 obiettivi che si pone la campagna STOP FONDAMENTALISMI – STOP APARTHEID DI GENERE lanciata dal CISDA lo scorso 10 dicembre in occasione della Giornata mondiale per i diritti umani.

FIRMA ANCHE TU

STOP FONDAMENTALISMI STOP APARTHEID DI GENERE

Governo italiano

I fondamentalismi, nelle loro diverse forme e caratterizzazioni, creano sempre apartheid di genere e l’Afghanistan è il Paese che ne rappresenta il caso più emblematico, anche se non è il solo. L’autodeterminazione della donna e degli individui LGBTQI+ vede infatti drammatiche limitazioni ovunque nel mondo, anche nel mondo occidentale. La promozione del valore della laicità è l’argine più efficace ai fondamentalismi, e quindi all’apartheid di genere, come indicano le organizzazioni progressiste, democratiche e antifondamentaliste anche in Afghanistan.

Pertanto il CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane) con la rete di associazioni con la quale collabora in Italia e in Europa

HA LANCIATO LA CAMPAGNA "STOP FONDAMENTALISMI - STOP APARTHEID DI GENERE"

con la quale, attraverso molteplici azioni, si intende promuovere i seguenti obiettivi:

  1. Riconoscimento dell’apartheid di genere come crimine contro l’umanità (al pari dell’apartheid di razza) all’interno dei Trattati internazionali e che tale crimine viene applicato sistematicamente e istituzionalmente in Afghanistan.

  2. Non riconoscimento, né giuridico né di fatto, del regime fondamentalista talebano attivando, fin da subito, azioni di condanna e, in particolare, che:

    le Nazioni Unite non diano riconoscimento, né giuridico né di fatto, al regime; venga messo al bando il fondamentalismo talebano con provvedimenti urgenti; si impediscano finanziamenti e rifornimenti militari da parte di Paesi amici; si estromettano i rappresentanti del regime da incontri della diplomazia internazionale e dalle riunioni delle Nazioni Unite e si applichino puntualmente le limitazioni totali di viaggio ai suoi esponenti come già previste dalle sanzioni anti-terrorismo.

In questo ambito la Campagna farà pressione al governo italiano affinché sostenga l’azione presa da Australia, Canada, Germania e Paesi Bassi, e sostenuta da altri 22 stati, di deferimento dell’Afghanistan alla Corte di Giustizia Internazionale per violazioni della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), di cui l’Afghanistan è firmatario.

  1. Sostegno alle forze afghane antifondamentaliste e democratiche non compromesse con i precedenti governi e i partiti fondamentalisti; contestualmente negare la rappresentanza politica alle esponenti politiche e agli esponenti politici dei precedenti governi afghani, rappresentanti di una classe politica corrotta.

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