Dove sono le donne afghane?
25 Novembre 2024
Le donne sono confinate a casa, non possono lavorare né nei servizi pubblici (ad eccezione dei ruoli che non possono essere ricoperti da uomini in campo sanitario ed educativo) né in quelli privati. Nel gennaio 2022 la totalità delle famiglie con capofamiglia donna ha dovuto far fronte a una grave situazione economica e di disagio.
Il progetto Sartoria è stato organizzato per rendere le donne autonome lavorando da casa.
Oltre a fornire un corso per apprendere il mestiere, è stata data loro la possibilità di conoscere i temi della salute e del diritto delle donne al lavoro.
Il corso è iniziato nella città di Kabul ed è stato esteso ad altre 4 province.
Il progetto prevede l’acquisto di 80 macchine da cucire e relativo materiale (stoffe e filo) che al termine del corso verranno lasciate alle donne e serviranno al sostentamento delle famiglie.
A metà agosto 2021 i talebani hanno preso il controllo di tutte le province dell’Afghanistan e hanno promulgato le loro leggi e i loro regolamenti; per questo motivo il progetto del centro di assistenza legale per le donne vittime di violenza non ha potuto continuare in assenza di un quadro giuridico per la difesa delle donne. Inoltre, la maggior parte dei casi che sono stati esaminati erano casi di percosse e, secondo le leggi e i regolamenti talebani, è un diritto dell’uomo picchiare una donna se ritiene che faccia qualcosa di sbagliato.
Quando il team che lavorava al progetto si è consultato con le autorità talebane, è stato detto loro che ora non è consentito alcun progetto per le donne e che faranno sapere se in futuro le cose cambieranno.
Per lo stesso motivo, dopo aver aspettato per due mesi e non aver avuto notizie dal governo talebano, con il consenso dell’organizzazione donatrice, il progetto è stato trasformato in un centro per implementare la competenza delle donne ed è stata creata una classe di sartoria e confezionamento abiti al quale si sono iscritte 40 donne.
Il progetto di sartoria e confezione di tessuti è stato organizzato per rendere le donne indipendenti grazie a guadagni ottenuti lavorando da casa. Questo obiettivo è stato scelto considerando la situazione attuale in Afghanistan, dove il lavoro per le donne è inesistente o molto limitato.
Il primo passaggio necessario è stato trovare una sede sicura, in cui le donne si potessero trovare per seguire il corso. L’opzione migliore è stata quella di trovare una sarta professionista disposta a permettere alle donne di andare a casa sua per imparare a confezionare i vestiti. Poiché i talebani non consentono di portare avanti progetti per le donne, il luogo doveva essere tenuto segreto.
Fortunatamente una delle associazioni che CISDA sostiene è riuscita a trovare una sarta professionista pronta a gestire il corso con le studentesse.
L’istruttrice di sartoria era disposta ad accettare il rischio e la sfida, perché sostiene che le donne debbano essere autosufficienti e contribuiscano al reddito della famiglia. Inoltre le condizioni economiche di tutte le persone stanno peggiorando ogni giorno di più e questi corsi possono aiutare molte famiglie a sostenersi e a ottenere un reddito adeguato e dignitoso.
Dopo aver assunto la sarta e affittato la sede, sono state acquistate le attrezzature e i materiali per il centro. Il progetto non poteva coinvolgere troppe donne perché avrebbe attirato l’attenzione e così ne sono state selezionate 40. Sono quindi state acquistate 40 macchine per cucire.
Dopo questo ulteriore passaggio sono state istruite le beneficiarie del progetto in modo che la notizia non si diffondesse e arrivasse alle autorità; la notizia è stata fatta circolare con l’aiuto di anziani locali e di persone colte, e le donne disposte a partecipare sono state ammesse nel centro.
Oltre a fornire alle donne il corso di sartoria, è stata organizzato un programma che verteva su questioni sanitarie e sul diritto delle donne al lavoro. Questi programmi di sensibilizzazione sono stati condotti su basi regolari affinché le donne venissero aggiornate sui loro diritti e sulla loro salute.
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