Nafas Gul, Kabul

Nafas ha 45 anni, vive a Kabul, è vedova, il marito è stato ucciso durante la guerra civile
La vita delle vedove in Afghanistan è molto difficile: o vengono segregate nella famiglia del marito e costrette a sposare un cognato oppure, come Nafas, sono abbandonate a loro stesse, in una situazione in cui miseria e disoccupazione sono altissime.
Nafas lavora come donna di servizio nelle case dei ricchi cittadini di Kabul ma quello che guadagna è insufficiente per vivere: 5000 afghani equivalenti a circa 70 euro mensili. È caduta dalle scale, tempo fa, procurandosi una frattura alla schiena, mal curata, e ha dolori che le rendono difficile il lavoro.
Il figlio, che sa leggere e scrivere ma non ha potuto frequentare la scuola, cerca un impiego ogni giorno, insieme a molti altri afghani, nelle piazze, dove i “caporali” li assumo per un giorno. Ma è raro che ci riesca. Spesso torna a mani vuote, sempre più frustrato. Vorrebbe lasciare l’Afghanistan ma non può abbandonare la madre. Così, entrambi, sono sempre in cerca di un posto dove vivere. I soldi servono per i suoi problemi di salute e non bastano per pagarsi un alloggio.
Nafas e il figlio cercano rifugio, la notte, nelle case di parenti che però li ospitano solo per pochi giorni. Dice Nafas: “Il mio più grande desiderio è quello di avere un’istruzione, per me e per mio figlio e di poter guadagnare abbastanza denaro per vivere in pace la nostra vita.”
Aggiornamenti
Accanto a Nafas arriva Angelika con il suo incondizionato affetto e la sua grande generosità. La vita di Nafas e di suo figlio cambia completamente. Abitano a Kabul e Angelika segue con attenzione ogni loro scelta. Grazie a lei adesso hanno una casa vera, due stanze, cucina e bagno, confortevole e sicura.
Il figlio apre un piccolo negozio di verdura, vicino a casa, e riesce a guadagnare 300 afghani al giorno. L’investimento per il futuro parte, per Angelika, da questo ragazzo.
Frequenta, adesso, per tre ore al giorno, un corso di inglese e computer e per il resto della giornata si occupa del negozio. Con questo diploma potrebbe, più avanti, trovare un lavoro migliore e più redditizio. Nafas è finalmente serena, senza stress, e sta meglio, anche perché non è più costretta a lavorare sodo e non ha più paura del futuro.
Ma l’inverno, gelido in Afghanistan, la fa soffrire e le sue condizioni peggiorano. Non è ancora in grado di tornare a lavorare. Il figlio è costretto a chiudere il negozio perché frutta e verdura costano troppo, adesso che le frontiere col Pakistan sono chiuse.
Un tempo questo paese era un giardino ricchissimo che produceva ogni sorta di prodotti alimentari. Ma 40 anni di guerra hanno devastato tutto e resta solo l’oppio nei campi. Così si deve comprare oltre confine. Non si danno per vinti e decidono di aprire un piccolo negozio di zuppa, a Nafas piace cucinare e il figlio l’aiuterà a vendere. Ma per ora, devono aspettare che Nafas stia meglio. Angelika, per lei, è una sorella e vorrebbe tanto poterla abbracciare.
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Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.
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