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Afghanistan: voci di donne dal buio

Pubblicazione: 11 Agosto 2022
di Cristiana Cella

È il  diritto di vivere che manca. Le donne scomparse dietro i  drappi neri e tra le pieghe del burka, lottano per riprenderselo.

’Dovevo uscire a comprare  del filo, mi serve per il mio lavoro di sarta. Il primo ordine da molti mesi, devo approfittarne. La stoffa nera mi inghiotte, tutta coperta, un vecchio corvo, solo gli occhi respirano, vedono, li vedono. Avanzano dal fondo della strada, fermano la macchina, scendono , sono tre, armati. Puntano dritto su di me. Gridano , non si sa perché. La mia mente corre veloce, è tutto a posto? Sono in regola? sono coperta come vogliono loro, il cuore accelera… no, i guanti neri non li ho. Ci sono 45 gradi all’ombra. Sudo tanto che li vedo traballare in un immagine acquatica. Sono  sola, per strada. Ecco ho disobbedito. Gridano, mi spingono, sono una schifosa puttana, sì perché sono uscita a comprare del filo, senza un dannato uomo, senza i guanti…mi sento un pupazzo nelle loro mani. Nessuno mi proteggerà, tutti hanno paura. Mi accorgo che sto tremando. Mi malmenano, sempre senza smettere di urlare, mi danno un calcio, cado, se ne vanno garantendomi la loro punizione per la prossima volta. Mi arresteranno e mi frusteranno. Questo il programma. Ma per questa volta è andata bene. Avevano fretta. Mi asciugo il sudore, respiro, mi nascondo, aspettando che la macchina sparisca. Ora, finalmente, posso comprare il mio filo.’

Così racconta Amina, piccola, tenace, sarta di 16 anni.

‘Qui si soffoca. La vita è diventata così pesante che non riesci nemmeno a respirare. Se i Talebani fossero capaci di portar via l’ossigeno da dentro i nostri polmoni, lo farebbero.’Shazia, quattro figlie femmine,  è esasperata. I divieti per le donne sono ovunque, non ci sono leggi, solo ordini, ogni volta diversi. Ogni giorno se ne inventano di nuovi. ‘Così ti tengono sempre sul chi vive, sull’orlo dell’errore, di una punizione possibile’.

I disturbi mentali, la depressione, soprattutto i suicidi , sono in forte aumento tra le donne.

‘Cerco in tutti i modi di essere forte- dice Samia, vedova, con una famiglia da mantenere-  ma la situazione di adesso è molto stressante, siamo sotto pressione, incerte, spaventate. A volte  non riesco nemmeno più a prendermi cura di me stessa in modo appropriato. Devo vendere ‘bolani’ ( focacce di pasta fritta ripiene di verdure) per strada, per poter nutrire la mia famiglia. E’ dura, la gente non ha niente,  non ha nemmeno soldi per mangiarsi un bolani. Ma  il peggio è che ogni giorno sono minacciata dai talebani. Mi gridano in faccia con il fucile puntato  perché non sto a casa come dovrei. Mi ripetono che sono una prostituta, che sotto la copertura dei bolani  cerco clienti. Devo sopportare tutto questo, non mi faccio colpire dalle loro parole e dai loro gesti, non li ascolto. Cambio ogni giorno strada. Ogni giorno cucino di nuovo i bolani che mi hanno rubato.  Se dovessi restare chiusa in casa, come vogliono loro, moriremmo tutti di fame.”

Si fa di tutto per non morire di fame. La maggior parte della gente non ha posto per altri pensieri.  L’inverno scorso ha decimato la popolazione, specialmente i bambini.

Bambini in vendita. Vendere in sposa una piccola, anche di tre o quattro anni,  può significare la sopravvivenza degli altri figli. Anche i piccoli maschi si vendono. Anche parti del corpo, come i reni, 400 dollari, anche quelli dei bambini, i genitori cercano di convincere i medici riottosi. Anche loro possono vivere con un solo rene, ma nessuno può vivere senza mangiare.

 

Per leggere l’articolo completo vai su Globalist

 

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