Libere di dire: Quando le donne prendono la parola, nulla resta immobile
10 Maggio 2025
Lailuma ha 50 anni. Ha perso le persone più care della sua famiglia durante la guerra civile nei terribili anni dal 1992 al 1996, in cui Kabul era diventata l’Inferno. Dopo tre anni di matrimonio il marito di Lailuma sparisce, inghiottito dagli orrori della guerra civile. Non ha mai saputo dove e come sia morto ma non l’ha più rivisto.
Ha due figli Lailuma, al tempo della tragedia. Piccolissimi.
Quando il marito scompare, il suocero, come prescrive la tradizione tribale, la vuole obbligare a sposare il cognato. Lailuma non accetta e viene sbattuta fuori casa con i suoi due piccoli. Va da una casa all’altra, cercando di trovare un posto nel quale vivere e crescere i figli. Lavora giorno e notte nelle case, come domestica, per poter tirare avanti con i suoi bambini. Quando la situazione politica cambia riesce ad avere un posto più sicuro, come donna delle pulizie al Ministero dei Lavori Pubblici. Tiene molto all’istruzione dei suoi figli e riesce a farli studiare. La figlia si diploma a pieni voti dalla scuola superiore e il figlio inizia a frequentare l’Università. È molto bravo e, mentre studia, lavora, con contratti a termine, come impiegato allo stesso Ministero dove lavora sua madre. Sta per laurearsi, sembra che tutto proceda per il meglio. Ma a Kabul, la vita è sempre appesa a un filo. Puoi sempre trovarti nel posto sbagliato al momento sbagliato. E quel giorno il figlio di Lailuma sta lavorando in un ufficio del Ministero.
I Ministeri sono target frequenti e un attentato devastante si porta via il ragazzo. Anche Lailuma è al lavoro, in un’altra parte dell’edificio, e sente quello spaventoso boato. Sente, e le si ferma il cuore. Sa che suo figlio lavora da quella parte del Ministero, quella esposta alla strada.
Lailuma non si riprenderà mai da questo shock spaventoso. Ha molti problemi psicologici e fisici, ma continua a lavorare per mantenere se stessa e sua figlia. Purtroppo, recentemente, è stata licenziata perché non è in grado di assolvere anche i compiti più semplici, non è abbastanza efficiente.
Lailuma e la figlia hanno bisogno di aiuto per vivere, per sostenersi dignitosamente, perché Lailuma si possa curare, possa di nuovo stare bene e riprendere a lavorare. Naturalmente il suo sogno più grande è quello che la figlia possa frequentare l’Università e laurearsi.
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Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.
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