Sorelle senza confini – Mama Mercy
30 Ottobre 2024
Nadia vive a Bamyan e ha 28 anni. “8 anni fa, quando mi hanno detto che mi sarei sposata, ero molto felice. Lo ero perché conoscevo il mio futuro sposo, era un bel ragazzo e anche un uomo istruito. Nel primo anno del nostro matrimonio ho vissuto i più bei giorni della mia vita. Non era ricco mio marito, era un contadino, ma avevamo un bel posto dove vivere, una casa carina e abbastanza da mangiare. È nato il mio primo figlio, eravamo una piccola famiglia felice.
Il secondo anno del nostro matrimonio è stato l’inizio del baratro in cui è sprofondata la mia vita. Mio marito ha fatto amicizia con un gruppo di persone tossicodipendenti e ha cominciato anche lui a gettare via la sua vita. Col passare del tempo ha perso tutto, ha venduto tutto quello che aveva, la sua terra, le proprietà, tutto, per comprarsi la droga.
Stava tutto il giorno con i suoi amici drogati e rientrava a casa solo per mangiare o cercare altri soldi. Si è venduto anche tutti i mobili di casa. Ho provato a fermarlo, eccome se ci ho provato! Ma ogni volta che cercavo di farlo ragionare, lui mi picchiava e mi minacciava di uccidermi.
Nei sette anni seguenti sono diventata madre di altri due bambini. Ha continuato a picchiare me e i miei piccoli e di noi non gli importava più niente.
Ricordo quando nacque il mio primo bambino, lui era così felice e si occupava di noi con affetto. Ma ora è diventato un animale feroce, selvaggio, e gli importa solo di potersi procurare l’eroina. Non c’è nient’altro nella sua mente e nel suo cuore, solo quella maledetta polvere. In tutti questi terribili anni, mio padre che è un contadino molto anziano, ci ha aiutato e sostenuto ma, adesso, è malato e non può più farlo. Ho dei problemi agli occhi e alle orecchie e, siccome non ho mai potuto curarmi, peggiorano ogni giorno. Adesso non posso sentire né vedere bene e ho bisogno di soldi per curarmi.
Per questo ho deciso che l’unica cosa che posso fare è vendere uno dei miei figli per potermi curare e riuscire ad occuparmi degli altri due.
Sono una madre e questo pensiero, che gira ogni giorno nella mia mente, mi uccide. Ma non ho altra scelta.
Questa è la storia di Nadia, con le sue parole- racconta Shafiqa, direttrice di Hawca. Quando abbiamo saputo che voleva vendere in sposa la bimba di 7 anni a un vecchio, siamo rimasti tutti scioccati, come penso chiunque. Bisognava intervenire subito, con un aiuto immediato, per evitare questo orrore. Per prima cosa l’abbiamo trasferita allo Shelter e poi abbiamo cominciato a curarla.
Il marito è sparito da due anni e, quindi, non ha bisogno del sostegno legale per liberarsi di lui. Per lei la cosa più importante sono i figli. Un donatore dello Shelter sostiene le sue spese mediche, ma solo fino a quando starà lì. Quando il suo caso sarà risolto e dovrà andarsene, le sue cure mediche saranno un grosso problema. Ha bisogno di soldi per vivere con i suoi figli e per le sue medicine. Se potessimo trovare uno sponsor per lei, la sua vita diventerebbe molto più facile e salveremmo la vita di una bambina.
Abbiamo trovato la sponsor per Nadia e la sua terribile vita. È Rosina, di Torino. La bimba, ora, è salva e Nadia può affrontare il futuro senza angoscia.
Nadia vive nella provincia di Bamyan ed è stata ospite della Casa Protetta di Hawca. Lì ha potuto salvarsi dalla vita di violenza a cui era stata costretta, ha seguito le lezioni e imparato a fare cose che prima non sapeva fare, come leggere e scrivere. Questo le ha dato forza e fiducia in se stessa, sente molto chiaramente che l’istruzione è la strada per sentirsi sempre più libere. Dopo l’improvvisa chiusura della Casa Protetta, per l’arrivo a Kabul dei talebani, è tornata da suo padre. Manda a scuola i figli e ha cominciato a lavorare con lui nei campi. Anche se il guadagno è poco, è molto felice per questo lavoro. “Sono molto felice di aiutare mio padre, guadagnare con le proprie mani e con il proprio impegno è molto importante per me. Voglio diventare completamente autonoma economicamente e crescere i miei figli bene e con un buon comportamento. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto dei miei sponsor.’ Manda tutti i suoi auguri a chi la sta sostenendo sperando che continuino a stare al suo fianco.
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Una storia del progetto Vite preziose.
La fotografia è di solo carattere grafico e non rappresenta la donna protagonista della storia. Data la attuale situazione in Afghanistan, per evitare l’identificazione delle donne i nomi sono stati modificati, così come i luoghi dove si svolgono i fatti.
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