Prospettive di genere sul giornalismo di pace
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1 Dicembre 2025
L’emergenza Covid ha portato con sé gravi conseguenze finanziarie in tutto il mondo. Mentre molti paesi avanzati sviluppano i loro piani per affrontare questa crisi, il governo afghano non ha avviato nessuna iniziativa significativa per aiutare la popolazione.
La maggioranza della popolazione afghana ha sofferto per i problemi correlati alla quarantena in quanto lavoratori a giornata, donne e bambini non hanno potuto svolgere le piccole attività che permettevano loro di sopravvivere.
Considerando questo problema fondamentale, Hawca con il sostegno dei suoi donatori ha iniziato una distribuzione di cibo d’emergenza per le famiglie più vulnerabili. Cisda ha reagito immediatamente alla situazione inviando ad Hawca i contributi necessari al sostegno d’emergenza di numerose famiglie. Il pacco alimentare conteneva 50 kg di farina, 10 kg di riso, fagioli, 5 litri di olio, 4 litri di disinfettante, prodotti per l’igiene personale e mascherine di protezione.
La lista dei beneficiari è stata creata realizzando un’indagine per identificare le donne maggiormente a rischio e le loro famiglie. Per la sicurezza dello staff e delle donne, i pacchi sono stati consegnati a domicilio e sono state documentate le consegne con foto. Questa distribuzione ha fatto sì che le famiglie potessero avere sufficiente cibo e detergenti per i successivi 2-3 mesi.
Il risultato di questa distribuzione alimentare è consistita in:
In Afghanistan acquistare grandi quantità di merci consente di ottenere prezzi ridotti, per cui i fondi ricevuti hanno permesso di aiutare in tutto 500 famiglie. Hawca ha investito complessivamente 31.101,00 euro, di cui 10.000 donati Cisda, 20.000 da KNH (Kindernothilfe) e i restanti 1.101 da Hawca.
Il progetto di educazione sanitaria di prevenzione del Coronavirus con distribuzione gratuita di mascherine ha trovato l’adesione della popolazione più povera e a rischio.
Lavoratori di strada, donne e bambini che si sono rivolti ai Centri sanitari di Opawc a Kabul e a Farah (al confine con l’Iran, una delle zone più colpite) hanno ricevuto le 80.000 mascherine autoprodotte dalle attiviste di Opawc.
L’attività ha raggiunto anche la provincia di Nangarhar, attraverso il Vocational Training Center che l’associazione gestisce in quell’area al confine con il Pakistan
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