Sorelle senza confini – Mama Mercy
30 Ottobre 2024
Ismail Khan è nato a Shindand nel 1946 (circa).
Ismail Khan è una figura controversa. Reporters Without Borders lo ha accusato di imbavagliare la stampa e di ordinare attacchi ai giornalisti. Anche Human Rights Watch lo ha accusato di violazioni dei diritti umani (fonte Wikipedia)
Il rapporto di 51 pagine, “Tutte le nostre speranze sono crollate: violenza e repressione nell’Afghanistan occidentale” documenta abusi diffusi da parte dell’esercito, della polizia e dei servizi segreti sotto il comando di Ismail Khan, il governatore locale. Ismail Khan ha personalmente ordinato alcuni degli arresti e delle percosse politicamente motivate che hanno avuto luogo nel corso del 2002. Il rapporto Human Rights Watch documenta le percosse con rami spinosi, bastoni, cavi e mozzetti di fucile. I casi più gravi di tortura hanno riguardato i detenuti appesi a testa in giù, frustando e usando scosse elettriche. I membri della minoranza pashtun sono stati appositamente presi di mira per gli abusi.
rapporto a cura di John Sifton – Ricercatore nella divisione Asia di Human Rights Watch.
Da quando Ismail Khan ha preso il controllo di Herat alla fine del 2001, le sue truppe hanno regolarmente commesso atti di violenza e intimidazione contro persone e gruppi ritenuti contrari al suo governo.
La violenza e le intimidazioni sono state particolarmente gravi durante la vigilia della loya jirga del giugno 2002, quando le forze sotto il comando di Ismail Khan hanno arrestato candidati in quasi tutti i distretti di Herat e in diverse province limitrofe. Un alto funzionario dell’UNAMA a conoscenza degli eventi durante la loya jirga ha confermato molti dei casi documentati in questo rapporto. (fonte Human Rights Watch)
Ismail Khan, di etnia tagika, è nato nel 1948 a Naser Abad, nel distretto di Shindand (provincia di Herat). Ha frequentato la scuola primaria di Waez Kashif ed è stato poi ammesso alla Scuola militare di Kabul e all’Accademia, sempre a Kabul. Completati gli studi militari (1972), è stato assegnato alla 17^ Divisione di Herat. Ha partecipato all’insurrezione popolare contro il regime comunista del 17 Marzo 1979, che è stata soffocata nel sangue. Per sottrarsi all’arresto, Ismail Khan, allora Capitano, ha abbandonato l’Esercito ed è entrato in clandestinità rifugiandosi insieme a sessanta dei suoi uomini in una zona montagnosa della provincia di Ghowr.
Dopo l’invasione sovietica ha raggiunto il Pakistan ed ha aderito al partito Jamiat-e Islami di Burhanuddin Rabbani. Tornato in patria, ha contribuito ad organizzare il jihad nelle province occidentali guadagnando una grande fama per le sue capacità militari e il suo coraggio, ma si è procurato anche molti nemici in seno al suo stesso partito, soprattutto quando ha tentato di impedire la formazione del movimento islamista degli ikuani (fratelli), collegato ai Fratelli mussulmani egiziani e che voleva diffondere l’insegnamento wahhabita. Gli ikuani hanno continuato a contrastarlo anche quando, dopo la caduta del regime comunista, egli è diventato Governatore della provincia di Herat e ha assicurato alla popolazione benessere, prosperità e stabilità inserendo i suoi avversari nell’amministrazione locale. Ismail Khan ha sempre mantenuto un atteggiamento di indipendenza nei confronti del Governo di Kabul, che ha cercato anche di opporsi alla sua decisione di attribuirsi il titolo di Emiro. Nel periodo della guerra civile (1992-1996), egli ha cercato di favorire un’intesa tra le fazioni in lotta, ma i suoi tentativi sono falliti a causa delle manovre dei servizi segreti pakistani.
Nel mese di marzo 1995 i taliban hanno attaccato ripetutamente la provincia di Herat, ma Ismail Khan è riuscito a bloccare per due volte la loro avanzata. Nel mese di agosto ha condotto una controffensiva che gli ha consentito di arrivare a Gereshk, nella provincia di Helmand, allontanandosi troppo dalle sue basi ed esponendo le sue milizie ai veloci contrattacchi dei taliban, rafforzatisi nel frattempo grazie agli aiuti provenienti soprattutto dal Pakistan e dall’Arabia Saudita. La sconfitta iniziale si è tramutata presto in una rottura e Ismail Khan ha lasciato con i suoi uomini Herat, occupata dai taliban il 5 settembre, rifugiandosi in Iran. Nel 1997 è tornato in patria per partecipare alla lotta contro le milizie taliban insieme a Abdul Rashid Dostum, ma a causa del tradimento del Vice di quest’ultimo, Malik Palhawan, è stato catturato e consegnato ai taliban. Questi lo hanno rinchiuso nella prigione di Kandahar, da cui è riuscito a fuggire dopo tre anni con la complicità di una guardia. Rifugiatosi nuovamente in Iran, poco dopo ha fatto ritorno nella provincia di Herat senza tuttavia riuscire a rappresentate una minaccia seria per i taliban. L’inizio dell’operazione militare Enduring Freedom gli ha consentito di riprendere l’offensiva e al comando delle sue milizie ha liberato Herat il 12 novembre del 2001. Ismail Khan è stato nuovamente nominato Governatore della provincia, con una notevole influenza anche su quelle vicine, e in seguito gli è stato riconosciuto anche l’incarico di Comandante del 4° Corpo d’Armata con giurisdizione nella regione occidentale. Con la fine dei combattimenti la città di Herat è tornata ad essere al centro di traffici e di attività commerciali e industriali, distinguendosi tra gli altri capoluoghi di provincia, inclusa Kabul, per il livello di sviluppo e di benessere conseguiti. Tuttavia, sono presto sorti dei contrasti tra Ismail Khan e il Governo centrale, che reclamava il versamento delle tasse doganali riscosse nei valichi di frontiera con l’Iran e il Turkmenistan, valutate in oltre 60 milioni di dollari l’anno. Nello stesso tempo, è stato criticato dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani per gli ostacoli posti all’affermazione del ruolo delle donne nella società e per gli episodi di violenza di cui si sono resi responsabili i suoi uomini in passato.
Il Governo centrale ha cercato di indebolire l’autorità di Ismail Khan, sia nominando governatori a lui ostili nelle vicine province di Bagdis e di Farah, sia vietando il cumulo delle cariche civili e militari. Il 21 marzo 2004 alcuni soldati della 17^ Divisione, comandata dal Generale Zahir Khan Nayebazda, sono stati coinvolti in un attentato nei suoi confronti e poi hanno ucciso il figlio, Mirwais, e altri collaboratori che si erano recatosi presso la sede della Divisione per avere chiarimenti. Sono seguiti scontri violenti culminati con la fuga del Generale Nayebzada e la morte di decine di persone. Nel successivo mese di agosto, le milizie di Ismail Khan sono state sconfitte nel distretto di Shindand da quelle pashtun di Amanullah Khan. L’episodio ha fornito al Governo il pretesto per inviare nell’area una forza di interposizione e, in seguito (l’11 settembre dello stesso anno), per rimuovere Ismail Khan dall’incarico di Governatore. Tuttavia, seguendo una politica condotta anche con altri warlord, tra cui Dostum, il Presidente Karzai ha cercato di cooptare Ismail Khan nelle strutture di potere, temendo gli effetti destabilizzanti che egli avrebbe potuto provocare schierandosi contro le istituzioni del Paese. Di conseguenza, nel dicembre dello stesso anno gli ha offerto l’incarico di Ministro dell’energia e delle risorse idriche, che è stato accettato.
Oltre che una figura carismatica della guerra contro i sovietici, Ismail Khan è anche un politico molto accorto e aspira a un proprio ruolo egemone in ambito regionale. Egli ha cercato di raggiungere tale obiettivo sfidando in alcune occasioni il Governo centrale, sia durante il periodo dei mujiaheddin che dopo la caduta dei taliban, ma evitando che le divergenze sfociassero in uno scontro aperto. Pertanto, anche se attualmente mostra un atteggiamento di lealtà nei confronti del Presidente Karzai, è verosimile che Ismail Khan sia pronto a sfruttare tutte le opportunità che gli si presenteranno per recuperare la propria influenza nella provincia di Herat e in tutta la regione occidentale. (fonte argoriente).
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Il 13 agosto 2021 talebani hanno catturato Ismail Khan ad Herat. Un portavoce di Khan ha poi detto all’agenzia di stampa AFP che al comandante era stato permesso di tornare alla sua residenza dopo negoziati con i talebani (fonte Al Jazeera)
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