Libere di dire: Quando le donne prendono la parola, nulla resta immobile
10 Maggio 2025
il Coordinamento ItaliaRawa e le Donne in Nero di Milano impegnati dal 1999 a fianco di delle donne della Revolutionary Association of the Women of Afghanistan
il giorno 15 febbraio 2007, dalle ore 11.30 alle ore 13.00
promuovono una
CONFERENZA STAMPA
Interverranno: Donne in nero ItaliaRawa
CGIL internazionale
Amnesty International
presso la Casa Internazionale delle Donne
Via della Lungara, 19 – 00165 Roma
Non c’è pace senza giustizia
No all’impunità per i criminali afghani
In occasione della visita in Italia del Presidente afghano Hamid Karzai con una delegazione femminile e alla vigilia del voto parlamentare sul rifinanziamento della missione ISAF
Il 31 gennaio 2007 la Camera bassa del Parlamento afghano (Wolesi Jirga) ha approvato quasi all’unanimità una risoluzione che garantisce l’immunità (e quindi l’impunità) a tutti gli afghani coinvolti negli ultimi 25 anni di conflitti, inclusi il leader dei talebani Mullah Omar, l’ex primo ministro Gulbuddin Hekmatyar, leader del partito fondamentalista Hezb-e Islami (e citato nel rapporto di Human Rights Watch Blood Stained Hands – Past atrocities in Kabul and Afghnistan’s legacy of impunity – http://hrw.org/reports/2005/afghanistan0605/– 2005 – come uno dei maggiori responsabili di crimini di guerra commessi soprattutto negli anni della guerra civile tra il 1992 e il 1996), e molti membri del parlamento e del governo in carica, anch’essi macchiatisi di efferati crimini di guerra.
Nonostante Karzai abbia rigettato la risoluzione, questo tentato colpo di mano del Parlamento impone di porsi alcune domande su quale tipo di processo democratico si sia avviato in Afghanistan.
Il parlamento afghano, legittimato e sostenuto da tutta la comunità internazionale e salutato come una grande conquista per la democrazia in quel paese, è composto per il 6% da trafficanti di droga, per il 4% da taleban “moderati”, per il 72% da signori della guerra, per il 3% da religiosi conservatori e per il restante 15% da un’opposizione democratica e non compromessa con i signori della guerra fondamentalisti.
Molti afghani, e in particolare gli abitanti di Kabul, pensano che, per gli abusi commessi, questi leader non siano idonei alle posizioni che rivestono. Noi concordiamo con questa tesi. Human Rights Watch ha lavorato in zone di conflitto e post conflitto in quattro continenti per oltre 25 anni. Abbiamo osservato i successi e i fallimenti di numerosi processi per la costruzione della pace e documentato di volta in volta come leader incaricati nel periodo di post conflitto con un passato di abusi […] abbiano continuato a commettere abusi o consentito che l’illegalità continuasse o ritornasse.
Dal rapporto Blood stainded hands di Human Rights Watch – 2005
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