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CISDA aderisce all’appello della Mor Çatı Women’s Shelter Foundation

Pubblicazione: 26 Marzo 2021

STAFFETTA FEMMINISTA/CISDA aderisce all’appello della Mor Çatı Women’s Shelter Foundation, organizzazione femminista fondata nel 1990 con la creazione di centri antiviolenza e case rifugio, da sempre al centro delle lotte per l’affermazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle donne in Turchia.

Ci rifiutiamo di ritirarci dalla Convenzione di Istanbul!
Anche se la Turchia si è sottratta all’obbligo di prevenire la violenza maschile contro le donne, noi continueremo a mantenere la nostra solidarietà con le donne e a rafforzarci insieme come abbiamo fatto per molti anni.

La Turchia, il primo paese a ratificare la Convenzione nel 2011 assumendo l’obbligo di prevenire la violenza maschile, di punire i suoi autori, di proteggere e supportare le donne contro la violenza, si è ritirata dalla Convenzione di notte con una decisione del Presidente.

La Convenzione di Istanbul, che è anche il principale riferimento della legge n. 6284 (legge turca sulla Prevenzione della violenza maschile), evidenzia la disuguaglianza di genere come causa della violenza, mette al centro il supporto alle donne con un approccio olistico e impone la prevenzione della violenza e la protezione delle donne dalla violenza.

Ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul significa cancellare la promessa di combattere la violenza contro le donne fatta a livello internazionale e non riconoscere gli obblighi assunti come Stato di combattere la violenza maschile, condannando le donne a subire violenza.

La violenza contro le donne è una questione universale e politica.

In Turchia e ovunque nel mondo, combattere la violenza contro le donne è possibile solo impegnandosi a prevenirla senza giustificazioni o discriminazioni, proteggendo le donne dalla violenza, punendo gli autori e adottando politiche integrate contro la violenza.

Le tradizioni culturali dei diversi paesi non possono essere una scusa per la violenza contro le donne. Nessun valore può essere superiore alla sicurezza della vita delle donne e al dovere degli stati di proteggere i/le propri/e cittadini/e in ogni circostanza. Questi doveri sono stati ignorati con al decisione di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul.

Per anni siamo state testimoni del disprezzo per la Convenzione di Istanbul nella lotta contro la violenza contro le donne e del fallimento nell’adozione delle misure previste dalla legge n. 6284. Ne vediamo l’impatto sulla vita delle donne. Oggi la Turchia cerca di attribuire alla Convenzione di Istanbul i costi della mancata applicazione da parte dello Stato delle stesse leggi di cui si è dotato, ovvero della mancata prevenzione della violenza contro le donne.

Gli attacchi contro le donne aumentano ogni anno.

Come donne ci rifiutiamo perfino di mettere in discussione la Convenzione di Istanbul, figuriamoci di cancellarla. E non accettiamo che lo Stato venga meno ai propri obblighi di proteggere le donne, le persone LGBTI+ e i/le bambini/e dalla violenza!

Come donne non rinunciamo nemmeno alle conquiste che abbiamo ottenuto attraverso lotte durate anni, né ci ritiriamo dalle battaglie fondamentali per le nostre vite e dal legame di solidarietà che ci unisce!

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