Sorelle senza confini – What we fight for
14 Novembre 2024
Lettera inviata al “il manifesto” il 7 maggio 2019
Cari compagni del “il manifesto”,
abbiamo letto il pezzo di Giuliano Battiston del 4 maggio nel quale si parla della Loya Jirga a Kabul e siamo in totale dissenso. A partire dalla foto, che vede una platea di donne plaudenti.
Diciotto anni fa gli USA hanno occupato il paese e ne decidono ogni passo, a partire dalla scelta dei presidenti. Hanno dato armi e potere istituzionale a gruppi di criminali jihadisti che sono tutt’altro che espressione della democrazia. Hanno lasciato che i diritti delle donne e i diritti umani continuassero a essere calpestati (e basta andare a leggere i report di HRW per scoprirlo), hanno lasciato che la produzione e il traffico di eroina si alzasse fino ad arrivare al 95% della produzione mondiale. Hanno lasciato che nel paese penetrasse l’IS, che ogni giorno organizza attentati ai danni della popolazione civile. I talebani, quelli che gli USA hanno usato come pretesto per invadere un paese fondamentale dal punto di vista geostrategico e delle risorse, ora sono stati tolti dalla lista delle organizzazioni terroriste e sono coloro con cui si cerca di trattare in cambio di concessioni che andranno a peggiorare ulteriormente la condizione delle donne e della popolazione civile. Come si fa a credere che un gruppo di terroristi che, come l’IS, non fa che organizzare attentati per affermare la sua supremazia, che lapida le donne nella pubblica piazza per adulterio, che impedisce alle ragazze di frequentare la scuola possa avere “punti comuni” con un sistema democratico?
RAWA, l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane, in un recente comunicato scrive che “il popolo afghano vuole la pace con tutte le sue forze, ma fare pace con i talebani, che così avranno più potere e privilegi di prima, significa tornare nell’inferno che la nostra gente ha vissuto durante il loro regime. Questa “pace” metterà solo le basi per nuove guerre, più devastanti e distruttive”.
Dichiarazioni analoghe sono state fatte da Hambastagi (il Partito della Solidarietà afghano), da Malalai Joya (ex deputata ancora in clandestinità per le minacce ricevute) e da Bilquis Roshan (senatrice nel parlamento afghano).
Se gli USA e la coalizione internazionale che li ha sostenuti avessero davvero voluto portare pace in Afghanistan avrebbero speso i miliardi di dollari che sono stati bruciati in questa vicenda per sostenere le forze laiche e democratiche del paese, invece di cercare alleanze con un pugno di criminali di guerra.
Il CISDA è un’associazione che lavora dal 1999 a fianco di diverse organizzazioni democratiche che lavorano in Afghanistan, sostenendo i loro progetti politici e sociali; abbiamo costanti contatti con loro e almeno una volta all’anno organizziamo delegazioni di persone che vogliono conoscere la situazione.
Ci auguriamo che d’ora in avanti il “manifesto” non presti il fianco a posizioni filo USA come fa il pezzo di Battiston ma ascolti e pubblichi la voce delle realtà democratiche e laiche che agiscono nel paese tra mille difficoltà.
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