Essere donna in Afghanistan – Tra fonti religiose e giuridiche
Tesi di Laurea di Filippo Gigli a.a. 2016/2017
Tesi Di Laurea In Diritti Umani e delle Differenze. Corso di Laurea Magistrale in Studi Politici ed Internazionali. Università di Macerata
Tesi di Laurea di Filippo Gigli a.a. 2016/2017
Tesi Di Laurea In Diritti Umani e delle Differenze. Corso di Laurea Magistrale in Studi Politici ed Internazionali. Università di Macerata
Tesi di Laurea di Eleonora De Pascalis. a.a. 2016/2017
Laurea in critica letteraria ed ermeneutica del testo. Corso di Laurea in Lettere moderne, Facoltà di Lettere e Filosofia, Lingue e Beni Culturali, Università del Salento
La Tesi vuole essere un viaggio d’amore e di libertà alla scoperta di versi popolari afghani, come la tradizione del Landay. I distici popolari afghani in lingua pashto ele donne che li cantano sono destinati ad attraversare confini inimmaginabili con la sola forza della loro passione. La Tesi è un viaggio di traduzione e di analisi poetica-interpretativa della voce di donne afghane straordinarie, capaci di rischiare la vita per esprimersi, raccontarsi e raccontare gli amori, la guerra, l’esilio dalla terra d’origine, ogni singulto del cuore. La volontà ultima era e continuerà ad essere quella di permettere loro di essere conosciute, lette e amate.
Una pubblicazione a cui l’autrice ha lavorato nel corso di alcuni anni fatti di viaggi, incontri e interviste. Quello che viene fuori è una raccolta di storie e di voci di donne forti che ci portano dentro la loro vita quotidiana, facendoci partecipare alle loro sfide, al loro coraggio, tenace, generoso e leggero.
Racconta, in particolare, la guerra quotidiana delle avvocate. Il filo conduttore della prima parte, infatti, è il difficile cammino di un’avvocata che lavora al Centro Donne dell’Associazione Hawca e della sua cliente, tra mille ostacoli, per salvare la sua vita. In questa storia se ne inseriscono tante altre, storie di tragedie e di riscatti, di dolore e di libertà. La seconda parte del libro racconta l’Afghanistan di oggi, la vita dei suoi abitanti, sempre più fragile e minacciata, la situazione politica disastrosa, la guerra in corso, attraverso interviste, documenti e incontri.
Cristiana Cella – Giornalista, scrittrice, sceneggiatrice. Dal 2009 è membro del Cisda.
Si occupa di progetti umanitari nel Paese, ha collaborato con L’Unità, Il Sole 24 ore e altre testate on line.
Sotto un cielo di Stoffa. Avvocate a Kabul.
di Cristiana Cella
Città del sole Edizioni, 2017
Jinwar – Free Women’s Village Rojava è il cortometraggio che documenta la vita e la sopravvivenza autonoma dell’eco-villaggio costruito nella Siria del nord, in Rojava. Questa piccola oasi è aperta a chiunque desideri approdarvi per conoscere e comprendere l’esperimento di una comunità fondata dalle donne, autosufficiente, ecologica, che protegge e afferma i diritti dell’uguaglianza e della convivenza pacifica senza alcuna differenza di genere o nazionalità.
A Jinwar, in Rojava, Siria del nord, un pugnale di luce dirada l’oscurità di un’abitazione spoglia, i suoi tappeti tradizionali, e il cibo disposto in tavola. La quotidianità catturata dalla videocamera incornicia le ore dedite al lavoro, il gioco dei bambini, e alcuni volti dai tratti europei, la musica di una chitarra, e racconta la messa in opera di una comunità libera e autogestita dalle donne. Jinwar, che in lingua locale significa terra delle donne, nasce dal bisogno di concretizzare il cambiamento che le sue fondatrici immaginavano fin dal 2016, a cui sono seguiti due anni di gestazione e progettazione prima dell’ufficiale inaugurazione il 25 Novembre 2018, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Non è l’unica prova a testimonianza del coraggio e della determinazione delle donne curde, vittime nel loro paese, tra le mura domestiche, dove il patriarcato ne depreda con violenza diritti e libertà. Quando fuggono alla ricerca di una vita diversa, lo ricordiamo, scelgono di difendere la loro patria dall’Isis arruolandosi nell’esercito femminile delle YPJ, Unità di Protezione delle Donne. Scelgono, ancora, di ricostruire, accogliere le donne rimaste vedove e senza futuro, erigere nuovi ponti interpersonali laddove la sicurezza è stata smantellata dai continui soprusi di una vita domestica oppressiva e maschilista.
Nel 2016, sono stati uccisi 282 difensori e difensore dei irriti umani in 22 Paesi nel mondo. E gli omicidi sono solo la punta dell’iceberg.
Per portare al centro del dibattito questo tema si è di recente costituita la rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende”, alla quale aderiscono oltre 30 organizzazioni, tra cui Radicali Italiani.
Tra gli obiettivi dell’iniziativa quello di fare pressione sulla Farnesina affinché si doti di strumenti di protezione degli attivisti e delle attiviste minacciate, sulla scia di quanto fatto da altri paesi dell’Unione Europea, dando così seguito agli orientamenti della stessa Ue in materia. L’idea è anche quella di mettere a punto diverse modalità di concessione di visti temporanei per gli attivisti che sentono la necessità di lasciare momentaneamente il proprio paese. La rete italiana, inoltre, sta lavorando per coinvolgere gli Enti locali nella creazione di “città rifugio”, che possano dare protezione e accoglienza temporanea ad attiviste e attivisti.
A questo proposito “In Difesa Di” ha invitato in Italia Michel Forst, relatore speciale Onu sui difensori e le difensore dei diritti umani, per una visita accademica dal 7 al 9 maggio e per una serie di incontri con la società civile, il settore privato, il ministero degli Affari esteri e il Parlamento.
L’8 maggio il relatore speciale è stato a Roma, per un incontro pubblico nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana. Durante l’evento, Michel Forst ha parlato del suo mandato, della situazione dei difensori e delle difensore dei diritti umani, dei rischi che corrono e di quali sono gli strumenti per proteggerli e proteggerle.
All’iniziativa hanno partecipato, tra gli altri, la difensora dei diritti umani afgana Malalai Joya, il presidente del Tribunale permanente dei popoli Franco Ippolito e il portavoce della rete “In Difesa Di” Francesco Martone. Con loro anche il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.
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