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Autore: Patrizia Fabbri

Shelter for Women

Shelter for women” è un progetto gestito dalle donne di una delle associazioni che CISDA sostiene. Questo è l’ultimo report che ci hanno inviato per tenerci aggiornate sull’iniziativa

Avviata nell’aprile 2022, questa iniziativa mira a offrire rifugio alle donne che subiscono abusi domestici, puntando a dare loro potere dotandole delle competenze per una vita indipendente ed economicamente autosufficiente con corsi educativi e professionali.

Negli ultimi 6 mesi il progetto ha ospitato con successo cinque donne e i loro nove figli, fornendo loro un ambiente sicuro, assistenza medica, sostentamento e corsi di formazione.

Operando come rifugio per le donne, questa iniziativa deve affrontare numerose sfide, in particolare per gli ostacoli posti dal governo autoproclamato, che ignora apertamente i diritti delle donne in modo riprovevole. La difficile situazione delle donne afghane sottolinea l’urgente necessità di tali iniziative per fornire rifugio e sostegno di fronte alle avversità.

Sfide del progetto

Operare nell’attuale panorama politico dominato dall’autoproclamato governo talebano pone sfide significative per il progetto Shelter for Women, con conseguenti ostacoli tecnici e di sicurezza.

L’ostacolo principale deriva dall’opposizione del governo talebano, che ha una posizione diffidente nei confronti delle organizzazioni umanitarie, percependole come canali di influenza straniera e perciò negando il ruolo fondamentale che queste organizzazioni svolgono nel sostenere la comunità, in particolare nell’affrontare questioni come la violenza contro le donne.

Il governo complica la realizzazione del progetto imponendo restrizioni alle iniziative rivolte alle donne, così minando la loro partecipazione attiva. Anche le organizzazioni con cui collaboriamo hanno rivelato ostacoli analoghi messi in atto dal governo, soprattutto ostacoli burocratici che impediscono risposte urgenti ai bisogni delle donne emarginate, pretendendo molteplici permessi e autorizzazioni per l’intervento.

Nonostante ciò, la nostra organizzazione rimane risoluta nell’impiegare diverse strategie per affrontare le problematiche delle donne, opponendosi agli ostacoli opposti al sostegno e all’assistenza.

Gli sforzi per salvaguardare le donne all’interno delle case sicure hanno finora prodotto risultati positivi, tuttavia il rischio di essere scoperte dai Talebani rappresenta una minaccia incombente. Perciò sono state implementate le misure di sicurezza: è stato necessario cambiare l’ubicazione del rifugio e affittare una nuova casa per consentire al progetto di continuare nella sua missione.

Siamo molto soddisfatte dei notevoli progressi nel nostro centro di accoglienza per donne, un faro di speranza in mezzo alla chiusura delle istituzioni educative e all’incertezza politica. Le donne hanno mostrato un notevole entusiasmo per i corsi educativi e professionali.

Degno di nota tra queste iniziative è il nostro programma di cucito, che ha conferito alle partecipanti competenze preziose, favorendo l’autosufficienza e l’indipendenza.

Corso di cucito per donne

Nel corso degli ultimi tre anni, tutti i giorni è stato condotto un corso di cucito esclusivamente per le donne residenti nella casa protetta. Le partecipanti hanno dimostrato un eccezionale livello di interesse nell’affinare le proprie capacità, convinte della possibilità che la conoscenza delle tecniche consentirà loro di trovare idee innovative e di conoscere la richiesta del mercato, come percorso significativo verso la loro emancipazione economica.

Le dimensioni ridotte della classe hanno consentito di fornire un’attenzione personalizzata a ogni allieva, soddisfacendo le esigenze individuali e affrontando eventuali dubbi o problemi.

Con la pesante responsabilità di dotare queste donne delle competenze necessarie per avviare piccole attività di cucito casalinghe entro i limiti di tempo previsti dal programma, l’insegnante si è sforzata di svolgere un corso completo, che comprende modelli di abbigliamento e tecniche di cucito che vanno dall’arte di tagliare e confezionare abiti da sposa e per occasioni celebrative al confezionamento di indumenti di abbigliamento quotidiano, un insieme di competenze diversificate e pertinenti alle richieste del mercato per fornire loro i mezzi per generare il proprio reddito una volta entrate nel mercato lavorativo.

Trasmettendo conoscenze, competenze e opportunità di sviluppo professionale, il progetto dà a queste donne la possibilità di liberarsi dall’oppressione subita e di prendere il controllo del proprio destino, e le studentesse sono orgogliose dei loro notevoli progressi ottenuti in breve tempo.

Il loro senso di responsabilità, generosità ed empatia è davvero ammirevole e profondamente apprezzato. Dimostra che questo progetto non solo le ha rafforzate economicamente, ma ha anche rafforzato il loro senso di solidarietà e l’impegno sociale.

Corso di alfabetizzazione per donne

L’istruzione è un diritto fondamentale intrinseco di ogni individuo e, nell’ambito di questo progetto, il nostro team ha dedicato sforzi essenziali per fornire opportunità educative alle donne afghane.

Alle donne iscritte a questi corsi viene offerta l’alfabetizzazione dai livelli elementari a quelli medi, con un’enfasi particolare sulla personalizzazione del curriculum per soddisfare le loro esigenze specifiche.

Il curriculum dei corsi comprende un ampio spettro di materie, partendo dagli elementi fondamentali come la padronanza dell’alfabeto, cruciale per le persone che necessitano di un’alfabetizzazione di base. Ma il progetto offre anche alle donne con livelli di alfabetizzazione più elevati la possibilità di affinare ulteriormente le proprie capacità.

Per tutta la durata del corso, alle partecipanti è stata fornita una serie di risorse educative, tra cui libri scolastici, letteratura e poesia e materiali didattici supplementari adattati alle esigenze specifiche, garantendo un’esperienza di apprendimento completa e arricchente.

La valutazione dopo sei mesi di frequenza ha rivelato un risultato notevole: le donne hanno acquisito in modo coerente e sostenibile competenze di alfabetizzazione, dimostrando un incrollabile entusiasmo per il loro percorso educativo. La loro capacità di leggere e scrivere testi ha evocato un profondo senso di soddisfazione e gioia, sottolineando il valore dell’istruzione sulle loro vite.

Per migliorare le problematiche educative e mentali delle donne, l’insegnante ha inserito una nuova attività nel corso: ogni donna scriverà la propria storia che poi verrà letta in classe da loro stesse. Dopo la lettura, le donne si sentiranno libere e sollevate.

Le attività hanno avuto un impatto molto positivo sul morale delle donne, rendendole più attive, fiduciose e motivate ad apprendere, trasformando la classe in un ambiente vivace e stimolante.

Attività per bambini

La presenza di bambini tra i beneficiari del rifugio ha evidenziato la necessità di creare un ambiente consono, promuovendo quotidianamente le loro capacità. Nel corso degli ultimi tre anni le lezioni si sono svolte con regolarità dalle 9:00 alle 16:00, offrendo un ambiente strutturato e favorevole alle loro esigenze educative e di sviluppo.

All’interno delle classi appositamente progettate, che fungono sia da spazio educativo che protettivo, i giovani studenti hanno corsi di alfabetizzazione e istruzione.

I bambini che frequentano questo centro hanno mostrato un notevole entusiasmo per la pittura e per l’apprendimento, dimostrando una notevole attitudine alla comprensione rapida e all’acquisizione di competenze. Il loro vivo interesse testimonia l’efficacia dei programmi educativi nell’ambito del progetto.

Per contribuire a migliorare il loro benessere emotivo sono stati acquistati giocattoli e oggetti didattici, rendendo la loro classe più colorata e piacevole, e sono state realizzate attività ricreative, come puzzle e giochi all’aperto. Queste attività sono state pensate per aiutare i bambini ad esprimersi, a ritrovare le proprie energie e a provare emozioni positive. Le circostanze difficili e dure che hanno sopportato li hanno resi tristi, quindi creare momenti di gioia e di gioco è essenziale.

Attività aggiuntive

Negli ultimi sei mesi, le donne si sono impegnate anche in una serie di attività diverse e arricchenti che hanno rafforzato sia le loro capacità che il morale.

Uno dei momenti salienti è stata la celebrazione della Giornata degli insegnanti, che è stata per loro un’esperienza incredibilmente gioiosa e memorabile. In questo giorno, le donne hanno preparato pasti deliziosi e speciali, indossato abiti nuovi e belli, ascoltato la musica, suonato strumenti e ballato.

Oltre a questo evento, sono state organizzate diverse altre attività, tra cui:

  • Laboratori di arti e mestieri: le donne hanno creato pezzi artistici utilizzando materiali semplici, valorizzando la loro creatività e abilità manuali.
  • Piccoli progetti di giardinaggio: curando un piccolo giardino all’interno del rifugio, le donne hanno acquisito esperienza nella cura delle piante e si sono divertite con la natura.
  • Giochi e gare di gruppo: sono stati organizzati giochi educativi e divertenti per promuovere il lavoro di squadra e la gioia tra le donne.
  • Sessioni di discussione e consulenza: le donne hanno avuto l’opportunità di condividere le loro sfide ed esperienze, beneficiando del sostegno sociale e psicologico.

Queste attività non solo hanno fornito momenti di felicità ed energia, ma hanno anche contribuito in modo significativo ad aumentare la fiducia in loro stesse, le abilità e la creatività.

Chi sono le beneficiarie del progetto

Fatima, 36 anni, vive nel rifugio con i suoi due figli, Marwa di 14 anni e Maihan di 9. Si sposò all’età di 19 anni con il suo consenso e, sebbene suo marito facesse fatica a provvedere al cibo, la coppia era soddisfatta della loro vita insieme.

Il rapporto con la suocera e il cognato non era facile: veniva sempre umiliata e costretta a svolgere lavori faticosi nonostante fosse malata, causando liti quotidiane, ma sopportava per non turbare il marito.

La vita di Fatima divenne insopportabile quando suo marito morì in un incidente stradale. Sua suocera e suo cognato non solo la umiliavano, ma la picchiavano. Affinché sposasse suo cognato, cosa che lei rifiutava, la chiusero in una stanza per giorni senza cibo e acqua. Per salvarsi fuggì a casa di parenti che la portarono al rifugio di HAWCA, dove ha trovato sostegno e supporto.

Shamsia, 27 anni, con tre bambini. Aveva solo 15 anni quando si sposò con un uomo di 51 anni, sacrificando la propria felicità per il bene dei suoi genitori. Lei e suo marito hanno avuto tre figlie di 11, 10 e 9 anni. Fin dall’inizio del loro matrimonio, il marito fu duro e fanatico, insistendo che lei avesse bisogno del suo permesso anche per andare dal medico.

Il marito era ansioso di avere un figlio maschio, poiché era l’unico maschio nella sua famiglia di sei sorelle, perciò quando Shamsia rimase incinta e scoprì di portare in grembo una bambina, fu picchiata e indotta ad abortire. Ma nonostante i ripetuti tentativi, l’ostetrica non riuscì a farla abortire poiché il bambino era di diversi mesi.

Nell’arco di tre anni rimase incinta tre volte ma diede alla luce tre figlie. Suo marito continuava a picchiarla e insultarla, oltre a non mostrare amore per le sue figlie, alle quali faceva del male anche fisicamente.

Incapace di sopportare il dolore, l’umiliazione e gli abusi, Shamsia lasciò la casa con le sue tre figlie e andò a casa di un’amica ma fu costretta a cercare rifugio in un ambiente sicuro per proteggere se stessa e le figlie.

Bibi Hawa, 30 anni, due bambini. All’età di 14 anni fu costretta dai fratelli a sposare, senza il suo consenso, un uomo più anziano. Le sue cognate la trattavano male, non le permettevano nemmeno di piangere e intervenivano ogni volta che la vedevano parlare con un’altra donna, impedendole di condividere i suoi problemi. Dopo essersi sposata, scoprì che suo marito aveva un’altra moglie e dei figli della sua stessa età.

Fin dall’inizio dovette affrontare numerose difficoltà e si considerò fortunata di non essere diventata madre presto. Rimase con suo marito per anni, nonostante il suo disinteresse per lui, senza poterlo lasciare perché non aveva amici che la aiutassero. Diede alla luce due figli e per molto tempo rimase con lui esclusivamente per il loro bene. Tuttavia suo marito era duro e lascivo, fissava le altre ragazze e voleva sposarsi per la terza volta. Tutto cio’ non faceva altro che aumentare l’odio per lui.

Fortunatamente, con l’aiuto di un’amica, riuscì a scappare e venire al rifugio della nostra associazione cercando di divorziare dal marito ed essere libera da lui per sempre.

Sharaf Gul è una donna di 36 anni. Ha tre figli, due maschi di 9 e 6 anni e una figlia di 10 anni. Suo marito morì prima della nascita del suo quarto figlio. Dopo la morte, suo suocero, che era giovane, mise gli occhi su di lei. All’inizio pensava che fosse gentile per renderla felice, ma presto si rese conto che aveva cattive intenzioni. Non poteva dirlo alla suocera perché sapeva che sarebbe stata incolpata e la sua situazione sarebbe peggiorata. Iniziò a vivere con cautela, chiudendosi con i suoi figli in una stanza quando non c’era nessun altro.

Tuttavia, il comportamento di suo suocero peggiorò nel corso degli anni e una notte entrò nella sua stanza mentre dormiva e tentò di violentarla. Alle sue urla la suocera si svegliò e, invece di offrirle aiuto, si unì al pestaggio del marito con tale violenza da costringerla a malapena a stare in piedi.

Decise allora di salvare se stessa e i suoi figli dall’inferno in cui viveva. Appena la sua salute migliorò, fece finta di andare dal medico con i suoi figli e invece andò a casa della sorella e successivamente con l’aiuto di amici, al rifugio, dove attualmente risiede.

Bibi Hamida è una donna di 40 anni che lotta con coraggio contro le difficoltà della vita, dando priorità alla sicurezza di suo figlio. Dopo la morte del marito, il figlio di suo cognato la violentò e la mise incinta. Quando i suoi suoceri lo scoprirono, la chiusero in una stanza buia, la privarono di una corretta alimentazione e le impedirono di incontrare altre persone fino al parto.

I suoi suoceri volevano portarle via il bambino senza il suo consenso, ma lei si oppose coraggiosamente. Suo suocero la picchiò e cercò di prenderle il bambino con la forza e, non riuscendoci, dopo alcuni giorni la portarono in un luogo lontano e la abbandonarono.

Nonostante tutte le sue difficoltà, Hamida ha fatto tutto il possibile per prendersi cura del suo bambino e ha quindi cercato rifugio da noi.

Hamida è determinata non solo a chiedere giustizia alla madre e al suocero, ma anche all’uomo che l’ha violentata. Partecipa attivamente a tutti i programmi dell’associazione e si interessa a ogni opportunità per essere istruita, in modo da poter realizzare i suoi obiettivi.

Comunicato Hawca. Terremoto in Afghanistan: servono aiuti

Un potente terremoto di magnitudo 6,3 ha colpito le regioni settentrionali dell’Afghanistan, in particolare le province di Samangan e Balkh, nelle prime ore di lunedì 12 Aqrab (3 novembre). Secondo le prime stime, più di 50 persone hanno perso la vita e oltre 550 sono rimaste ferite.

Questo tragico evento ha causato un grave disagio psicologico ed emotivo tra le comunità colpite. Il numero di feriti è molto elevato, mentre i servizi medici rimangono insufficienti. Molte famiglie hanno perso le loro case di fango e argilla e attualmente affrontano il gelo senza alcun riparo. Testimoni riferiscono che i bambini rischiano di morire di freddo.

Il nostro rappresentante sul campo è riuscito a raggiungere la zona con grande difficoltà, poiché le strade sono state danneggiate dal terremoto. Ci ha riferito che le persone, soprattutto donne e bambini, hanno urgente bisogno di indumenti caldi, rifugi temporanei, medicine, cibo e acqua potabile.

Fonti locali indicano che il governo non è stato finora in grado di adottare misure efficaci, poiché le attrezzature necessarie per la pulizia delle strade non sono disponibili. Inoltre, l’elettricità importata è stata interrotta e persino l’ospedale provinciale di Samangan ha subito danni, con gravi ripercussioni sui servizi sanitari.

In queste difficili circostanze, senza un’assistenza immediata per donne e bambini, si prevede che il numero delle vittime aumenterà drasticamente.

Invitiamo sinceramente la comunità internazionale, le organizzazioni umanitarie e i nostri partner ad agire con urgenza e a fornire supporto per soddisfare i bisogni immediati della popolazione colpita.

Il vostro sostegno e la vostra solidarietà sono la speranza per la sopravvivenza di queste persone colpite dal disastro.

Team di Hawca

PER AIUTARE LE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO FAI UN BONIFICO BANCARIO A CISDA

Beneficiario:
COORDINAMENTO ITALIANO SOSTEGNO DONNEAFGHANE ONLUS*
BANCA POPOLARE ETICA – Filiale di Milano
IBAN: IT74Y0501801600000011136660
Causale: terremoto Afghanistan

*Attenzione: in base alle nuove normative bancarie il nome del beneficiario del bonifico deve corrispondere esattamente all’intestatario del conto per cui va scritto come indicato sopra (donneafghane tutto attaccato e onlus invece di ETS)

Attraversare la notte

Racconti di donne dall’Afghanistan dei talebani

L’Afghanistan è tornato a essere una prigione, con sbarre che ogni giorno si moltiplicano attorno alla vita delle donne. In un regime che normalizza femminicidi, torture e schiavitù, la paura diventa l’arma di controllo più potente dei talebani.

In questo scenario di oscurità e silenzio si colloca il lavoro di Cristiana Cella che segue le vicende afghane dal 1980: una collezione di 70 racconti ispirati a voci, testimonianze e confidenze registrate in quattro anni di dominio talebano. Sono storie che svelano l’invisibile: donne costrette a mendicare o a lavorare di nascosto, madri che resistono alla violenza domestica, insegnanti che tengono viva la conoscenza nelle scuole segrete.

A dare forza alle parole, le fotografie di Carla Dazzi, che accompagnano queste voci proibite con immagini intense e luminose.
Le donne afghane, “innumerevoli radianze” nella notte, continuano a inventare la vita, conquistando piccoli spazi di futuro per sé e per i propri figli.
Aprire questo libro è iniziare un viaggio di resistenza, è farsi attraversare dal quotidiano coraggio di queste donne.


Cristiana Cella giornalista, scrittrice e sceneggiatrice, segue le vicende afghane dal 1980, quando entrò clandestinamente a Kabul per documentare la resistenza contro l’invasione russa. Ha vissuto tra i combattenti laici e democratici sulle montagne del Paktia. Dal 2009 fa parte dell’Associazione Cisda e ha partecipato a delegazioni in Afghanistan. Ha collaborato con testate come L’Unità e Il Sole 24 Ore e cura una rubrica di Cisda su Altreconomia. Ha pubblicato “Sotto un cielo di stoffa. Avvocate a Kabul” (Città del sole, 2017), che racconta la resistenza delle donne afghane.

Il messaggio di RAWA per l’incontro nazionale CISDA

Care sorelle di CISDA,

Vi inviamo i saluti dell’Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan (RAWA) e ci sentiamo onorate di poter parlare con voi a distanza durante il vostro importante incontro annuale.

Sono trascorsi più di quattro anni dal crollo del governo Ghani e dal momento in cui il regime repressivo e misogino dei talebani ci è stato nuovamente imposto. In questo periodo, il popolo afghano, in particolare le donne, è stato privato dei suoi diritti umani più elementari e sottoposto a incessante oppressione, esclusione e violenza sistemica.

Anche nei momenti più bui, le donne afghane continuano a resistere, con coraggio, intelligenza e incrollabile solidarietà. Sebbene le donne afghane siano private dei loro diritti umani fondamentali, utilizzano costantemente ogni risorsa disponibile per istruirsi, alzare la voce e lottare per la giustizia e la libertà contro il governo oppressivo e criminale dei talebani. Dalle aule clandestine alle campagne di sensibilizzazione globali, le donne afghane stanno ridefinendo la loro resistenza sotto la tirannia.

Sotto il fascismo religioso talebano, l’Afghanistan è diventato un cimitero per le libertà fondamentali. Le azioni del gruppo negli ultimi quattro anni non sono solo violazioni dei diritti; sono crimini sistematici contro l’umanità.

Donne e ragazze sono state completamente cancellate dalla vita pubblica, bandite dall’istruzione secondaria e superiore, escluse dal lavoro nella maggior parte dei settori e a loro viene persino impedito l’ingresso in parchi, palestre e spazi pubblici.

Oltre a questo, i talebani hanno preso di mira giornalisti, attivisti della società civile ed ex dipendenti pubblici, minoranze etniche e religiose con detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali. Questi crimini sono stati documentati da organizzazioni internazionali per i diritti umani ma continuano impunemente.

Il governo dei talebani in Afghanistan ha portato a diffuse violazioni dei diritti umani, soprattutto contro le donne, le minoranze e i gruppi vulnerabili. Con le loro politiche e azioni i talebani hanno aumentato la pressione sulle minoranze etniche e religiose, portando a più discriminazione, paura e isolamento sociale.

Il regime opera attraverso la paura, la sorveglianza e il controllo ideologico, e mette a tacere il dissenso con brutalità e governando attraverso il terrore. E mentre il mondo osserva, una popolazione di quasi 40 milioni di persone è tenuta in ostaggio da un regime che non riconosce altra legge se non la propria fede violenta.

Uno degli strumenti di controllo più devastanti utilizzati dal regime talebano è stata la chiusura sistematica e la severa restrizione dell’accesso a Internet in tutto l’Afghanistan. Interrompere la connettività digitale non è solo una questione tecnica, è una strategia calcolata per isolare le persone, mettere a tacere il dissenso e sopprimere la libertà di espressione.

Per le donne afghane, che sono già state cacciate dalle scuole, dai luoghi di lavoro e dagli spazi pubblici, Internet rappresenta un’ancora di salvezza fondamentale. Offre accesso all’istruzione, all’informazione, alle reti di advocacy e alla solidarietà globale. A causa dei ripetuti blackout e della censura di Internet, i talebani stanno cercando di cancellare questi spazi digitali, rendendo quasi impossibile la resistenza e la connessione.

Questo blackout digitale rafforza la presa del potere da parte del regime, interrompendo il flusso di informazioni sia all’interno che all’esterno dell’Afghanistan. Isola attivisti, giornalisti e società civile dal mondo e priva la popolazione di notizie critiche, informazioni sanitarie e comunicazioni di emergenza.

In un’epoca in cui il mondo è più connesso che mai, le azioni dei talebani rappresentano un tentativo deliberato di riportare l’Afghanistan alla completa oscurità. Il diritto di comunicare liberamente è un diritto umano fondamentale e la sua negazione è l’ennesimo crimine contro il popolo afghano.

Dopo vent’anni di occupazione giustificati da falsi slogan come ‘libertà’ e ‘democrazia’, gli Stati Uniti hanno spudoratamente restituito il nostro Paese agli stessi terroristi misogini che affermavano di combattere.

La cosiddetta ‘Guerra al Terrore’ non ha mai riguardato la liberazione del nostro popolo. Era una guerra per il controllo, per i profitti, per il dominio. Mentre le vite degli afghani venivano distrutte e le nostre donne pagavano il prezzo più alto, gli Stati Uniti e i loro alleati se ne sono andati, lasciandosi alle spalle il caos e la tirannia.

Questo non è stato un fallimento della politica; è stato un tradimento intenzionale e un brutale promemoria per ricordarci che le potenze imperiali non portano libertà, ma distruzione, manipolazione e abbandono.

Per quanto riguarda la base aerea di Bagram, l’opinione generale è che questa volta gli Stati Uniti siano seriamente intenzionati a tornare, con l’obiettivo principale di fare pressione sull’Iran e, in caso di guerra, sostenere Israele. Tuttavia, tra i talebani esiste una divisione interna. La fazione di Kandahar, la più potente, è fortemente influenzata dall’Iran e, in misura minore, da Cina e Russia.

Il ritorno degli Stati Uniti a Bagram significherebbe di fatto la rioccupazione dell’Afghanistan. Gli afghani conservano ancora amari ricordi dei quasi due decenni di occupazione statunitense e della NATO, segnati da crimini di guerra e brutalità. Pertanto, il loro ritorno rappresenta un incubo e una cattiva notizia per il nostro popolo. Con il rientro degli Stati Uniti, nel mezzo dell’intenso confronto tra Est e Ovest in corso in Asia, gli Stati Uniti otterrebbero un importante vantaggio strategico, trasformando l’Afghanistan in una roccaforte occidentale — una cosa che non è né nell’interesse del popolo afghano né del mondo. Si tratterebbe inoltre di una minaccia diretta per Cina, Russia e Iran, ed è probabile che questi paesi si muoveranno per impedire il ritorno delle forze di occupazione.

Inoltre, nonostante il continuo record di violazioni dei diritti umani, apartheid di genere e violenta repressione da parte dei talebani, alcuni paesi e istituzioni internazionali hanno iniziato a riconoscere tacitamente o esplicitamente il regime. Gli inviti ai rappresentanti talebani a conferenze internazionali e incontri diplomatici inviano un messaggio pericoloso: il mondo è disposto a ignorare i loro crimini in cambio di opportunità politiche.

Il riconoscimento, senza che venga chiesto conto delle responsabilità, incoraggia gli oppressori e indebolisce la determinazione di coloro che lottano per la giustizia e la libertà in Afghanistan. Segnala che gli interessi politici hanno la precedenza sui diritti umani e sulla dignità.

 

Care compagne,

Invitiamo tutti i movimenti amanti della libertà, in particolare le donne e altri alleati che hanno consapevolezza politica, a considerare criticamente le conseguenze della legittimazione dei talebani. La vera pace e stabilità non possono essere raggiunte senza giustizia, uguaglianza e rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli afghani.

In questi momenti cruciali e difficili, RAWA rimane ferma nel suo impegno a stare al fianco del popolo afghano e a garantire che la sua voce sia ascolta forte e chiara sulla scena globale.

In una situazione in cui le donne sono rinchiuse nelle loro case e viene loro negato l’accesso a tutte le istituzioni tranne le scuole religiose, RAWA lavora instancabilmente per raggiungere donne e ragazze attraverso lezioni a domicilio e garantire che continuino a ricevere istruzione ed emancipazione nonostante le restrizioni oppressive.

Con le nostre iniziative sociali, tra cui team sanitari mobili, centri educativi e distribuzione di forniture essenziali, vogliamo mantenere stretti contatti con la gente comune. Attraverso la documentazione e la diffusione di rapporti sulla violenza, la povertà e i disastri naturali, diamo una voce potente alle comunità sofferenti che serviamo.

Desideriamo esprimere la nostra sincera gratitudine a CISDA per il suo incrollabile sostegno nel corso degli anni. Il vostro fermo impegno e la vostra solidarietà sono stati per noi un pilastro di forza mentre continuiamo la lotta per i diritti, la dignità e l’emancipazione delle donne afghane. In questi tempi difficili, avere alleati come CISDA che è saldamente al nostro fianco, ci dà speranza e coraggio per andare avanti. Insieme crediamo che il cambiamento sia possibile e che le voci delle donne afghane non verranno messe a tacere.

Ovunque ci sia oppressione, c’è resistenza. Combatteremo fino alla fine per liberarci dalle grinfie del fascismo religioso.

Lunga vita alla solidarietà di tutte le persone amanti della libertà in tutto il mondo!

Associazione rivoluzionaria delle donne afghane (RAWA)

Incontro nazionale CISDA. Viareggio, 17-19 ottobre

Si è svolto dal 17 al 19 ottobre a Viareggio l’Incontro Nazionale del CISDA. Un momento di confronto che, ogni anno, vede riunite le attiviste del CISDA per analizzare le attività svolte nell’anno passato e per delineare strategie e attività che dovranno caratterizzare l’Associazione nel 2026.

Il sostegno diretto alle donne afghane

Positiva la chiusura del 2025 con il finanziamento di progetti realizzati dalle associazioni di donne afghane che lavorano sul territorio e con le quali CISDA collabora fin dalla sua nascita: educational center, scuole clandestine, Giallo fiducia, corsi di taglio/cucito e alfabetizzazione, piccolo shelter, Vite preziose, Mobile Healt Unit.

Inoltre grazie ai propri carissimi donatori, Cisda ha sostenuto la popolazione afghana colpita in questi ultimi anni da una serie di calamità: servizi sanitari essenziali a donne e bambini che vivono in una baraccopoli auto costruita da rifugiati interni non lontano da Kabul, emarginati e abbandonati dalle autorità di fatto; aiuti nei villaggi della provincia di Nangarhar, Dasht-e-Barchi; aiuti per l’alluvione nella provincia di Baghlan; visita nel Dar-e-Noor dove le donne hanno un peso centrale per il sostentamento della famiglia e dall’alba al tramonto, lavorano nei campi, si prendono cura del bestiame, preparano il foraggio e gestiscono le faccende domestiche, oltre a crescere i figli; aiuti ai deportati da Iran e Pakistan ad Herat – Islam Qala Border; aiuti alle vittime del terremoto nella parte est dell’Afghanistan.

Le attività in Italia

Intensa l’attività di CISDA in Italia per raccogliere contributi a sostegno delle donne afghane, per mantenere accesi i riflettori sulla situazione in Afghanistan e per contrastare ogni relazione con i talebani e i tentativi, più o meno striscianti, del governo de facto.

Uno dei pilastri delle attività di CISDA nel 2025 sono state la Campagna Stop Apartheid di genere Stop fondamentalismi e la raccolta di firme per la petizione lanciata con la Campagna. Questa attività ha consentito all’Associazione di ampliare il proprio bacino di relazioni con partiti e personaggi politici, importante per la maggiore visibilità che si è riusciti a dare alla situazione delle donne in Afghanistan anche attraverso canali ai quali fino ad oggi CISDA aveva un accesso limitato. Sfruttando anche la presentazione della Campagna, da ottobre 2024 a oggi, sono stati realizzati quasi 80 eventi distribuiti su tutto il territorio.

Elevata anche l’attività del Gruppo Scuola realizzando incontri con le scuole durante i quali è stata approfondita la condizione delle donne in Afghanistan con la proiezione, in alcune realtà, del film What we fight for con la partecipazione delle registe e di attiviste afghane e iraniane. Complessivamente sono stati coinvolti circa 400 studenti.

Per quanto riguarda la Comunicazione, il continuo aggiornamento del sito Cisda e di Osservatorio Afghanistan, la diffusione di post su Facebook e Instagram e l’invio della Newsletter hanno consentito di mantenere attiva l’attenzione sull’Afghanistan nella comunità di amici e sostenitori di CISDA. È stato inoltre realizzato l’aggiornamento del Dossier I diritti negati delle donne afghane che verrà diffuso a partire dal 1° novembre.

Strategia e attività future

L’impegno principale di CISDA rimane quello che raccogliere fondi per finanziare i progetti delle organizzazioni afghane che sosteniamo che si affianca a quello di mantenere viva l’attenzione sulla condizione delle donne afghane e, più in generale, del popolo afghano.

Per fare questo continuerà a essere attiva la Campagna Stop apartheid di genere Stop fondamentalismi che rappresenterà la piattaforma sulla quale si innesteranno le diverse attività.

Il CISDA continuerà a mantenere e sviluppare le relazioni con le associazioni della Coalizione euro-afghana per la democrazia e la laicità e, nel contempo, conscio della necessità di ampliare il bacino cui presentare le proprie iniziative, cercherà di estendere il confronto anche ad altre realtà che si occupano di sostegno alla popolazione dell’Afghanistan. Si cercherà di consolidare la relazione instaurata con il Tribunale Permanente dei Popoli e si seguirà il processo di definizione del crimine di apartheid di genere presso l’ONU e la Corte Penale Internazionale.

Pur nell’autonomia comunicativa che deve essere necessariamente il più adatta possibile all’utenza italiana, rimarrà prioritario il confronto con le associazioni afghane che rimangono il riferimento politico del CISDA.

Tra gli strumenti che potranno essere utilizzati nei prossimi mesi si ricorda che a partire dalla fine di ottobre saranno disponibili il libro Attraversare la notte. Racconti di donne dall’Afghanistan dei talebani di Cristiana Cella e il Dossier 2025 Diritti negati delle donne afghane.

L’incontro con Belqis

L’Incontro nazionale CISDA si è svolto nella sede della Casa delle donne di Viareggio che ci ha gentilmente ospitato e nel tardo pomeriggio di sabato le porte si sono aperte per il collegamento con Belqis Roshan, ex parlamentare afghana costretta a rifugiarsi in Germania dopo l’arrivo dei talebani.

La politica afghana ha raccontato, a una platea attenta e in alcuni momenti commossa, la condizione sempre più precaria nella quale sono costrette a vivere le donne in Afghanistan. Ha inoltre spiegato come adesso le attenzioni repressive dei talebani si stiano rivolgendo anche agli uomini con imposizioni sempre più stringenti sull’abbigliamento, la lunghezza della barba o la frequenza in moschea. Belqis ha poi portato l’attenzione su un altro aspetto che sta diventando sempre più inquietante e che riguarda l’aumento della repressione e della violenza all’interno delle famiglie: che sia per paura delle ritorsioni dei talebani se il controllo sulle donne di casa non è sufficientemente “efficiente” che sia per l’impunità garantita negli atti di volenza nei confronti delle donne, la vita sta spesso diventando un inferno per le donne anche dentro casa.

In questo quadro terrificante, Belqis ha voluto anche lanciare un messaggio di speranza ricordando la resilienza delle donne che, nonostante queste condizioni, cercano comunque di istruirsi, incontrarsi e mettere in atto piccole azioni di resistenza quotidiana. Ci ha infine esortato a continuare a sostenere le donne e la popolazione afghane mantenendo viva l’attenzione e mettendo in atto tutte le azioni possibili affinché non avvenga il riconoscimento del governo de facto dei talebani.