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Rete Haqqani

Pubblicazione: 18 Gennaio 2022

La rete Haqqani è un’organizzazione militante islamica sunnita fondata da Jalaluddin Haqqani, che emerse come uno dei principali signori della guerra afghani e comandante degli insorti durante la guerra antisovietica; era un membro della fazione Hezb-e Islami guidata dal famoso comandante dei mujahedin Younis Khalis.

Da Centro Nazionale Antiterrorismo

Jalaluddin in seguito si alleò con i talebani afghani come ministro degli affari tribali e di frontiera di quel gruppo quando i talebani detenevano il potere in Afghanistan tra la metà e la fine degli anni ’90. Era un noto collaboratore di Osama Bin Laden ed è stato riconosciuto come uno dei mentori più vicini a Bin Laden durante gli anni della formazione del fondatore di al-Qaeda nella guerra in Afghanistan degli anni ’80. Sirajuddin Haqqani, il figlio di Jalaluddin, attualmente guida le attività quotidiane del gruppo, insieme a molti dei suoi parenti più stretti.Sirajuddin nell’agosto 2015 è stato nominato vice del nuovo leader talebano Mullah Akhtar Mohammed Mansur, cementando l’alleanza tra gli Haqqani e i talebani.

La rete Haqqani ha sede principalmente nel Waziristan settentrionale, in Pakistan, e conduce operazioni transfrontaliere nell’Afghanistan orientale e a Kabul. Il gruppo è composto principalmente da membri della tribù Zadran.

La rete Haqqani è responsabile di alcuni degli attacchi di più alto profilo della guerra afghana, compreso l’assalto del giugno 2011 all’hotel intercontinentale di Kabul, condotto in collaborazione con i talebani afghani, e due grandi attentati suicidi, nel 2008 e nel 2009, contro l’Ambasciata dell’India a Kabul. Nel settembre 2011, gli Haqqani hanno partecipato a un assalto di un giorno contro i principali obiettivi a Kabul, tra cui l’ambasciata degli Stati Uniti, il quartier generale della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF), il palazzo presidenziale afghano e il quartier generale della Direzione nazionale della sicurezza afghana. Più di recente, nell’ottobre 2013, le forze di sicurezza afghane hanno intercettato un camion bomba schierato dagli Haqqani contro la Forward Operating Base Goode nella provincia di Paktiya. Il dispositivo, che non è esploso, conteneva circa 61.500 libbre di esplosivo ed era il più grande camion bomba mai costruito.Il gruppo è anche coinvolto in una serie di attività criminali in Afghanistan e Pakistan, tra cui estorsioni, rapimenti a scopo di riscatto e contrabbando.

Il governo degli Stati Uniti nel 2012 ha designato la rete Haqqani come organizzazione terroristica straniera a causa del suo coinvolgimento nell’insurrezione afghana, negli attacchi al personale militare e civile degli Stati Uniti e negli interessi occidentali in Afghanistan, e per i suoi legami con i talebani e al-Qaeda . Oltre a designare il gruppo, i membri chiave sono stati anche designati individualmente. I leader di Haqqani Saidullah Jan, Yahya Haqqani e Muhammad Omar Zadran, così come il capo delle operazioni suicidi Qari Abdul Ra’uf (noto anche come Qari Zakir) e Ibrahim Haqqani, rimangono designati per sanzioni finanziarie o sono nelle liste dei più ricercati degli Stati Uniti. (fonte Centro Nazionale Antiterrorismo).

Dal Ministero della Difesa

La rete si finanzia col narcotraffico, i rapimenti, le estorsioni e le donazioni provenienti dal Golfo Persico. Ha un nucleo di diverse centinaia di fedelissimi, cui si aggiungono fra i 10 e i 15mila combattenti. Opera come una componente semiautonoma del movimento talebano ed è vicina alle posizioni qaediste. Attiva nelle province di Khost, Paktia e Paktika, la rete ha la sua roccaforte a Miramshah ed è un punto di riferimento per i combattenti jihadisti di tutto il mondo. In Waziristan, ha costituito un’amministrazione parallela, che impone la giustizia shariatica, recluta combattenti, riscuote le tasse e garantisce un livello di sicurezza minimo alla popolazione locale.

Jalaluddin Haqqani ne è al tempo stesso l’ispiratore, la guida e il nume tutelare. Si è fatto un nome a inizio anni ’70, lanciando i primi appelli alla guerra santa contro il regime afghano di Mohammed Daoud Khan. Membro della tribù dei Zadran, Jalaluddin lega la sua fama alla madrassa Haqqania, ove ha studiato un gran numero di quadri talebani. Stabilisce prestissimo il suo feudo nella zona tribale del Waziristan Settentrionale che, durante il jihad antisovietico (1979-1989), assurge a sancta sanctorum dei mujaheddin afghani, all’epoca aiutati da Washington.In quel periodo, la rete s’internazionalizza. Stringe legami con volontari di tutte le nazionalità, afghani, pachistani, del kashmir e indonesiani, pronti a combattere l’uomo di fiducia di Mosca a Kabul, Babrak Karmal. Lungi dal biasimarlo, gli Stati Uniti sostengono vivamente Jalaluddin. Sono gli anni della guerra fredda, che giustificano alleanze talvolta innaturali. Jalaluddin è ricevuto da eroe di guerra alla Casa Bianca, presidente Ronald Reagan.

L’amministrazione americana, come altri partner munifici (Arabia Saudita, Cina e altri), si profonde in aiuti generosi: quasi 12 miliardi di $ in totale, affluiti tramite l’ISI nelle zone tribali pachistane.I sostegni si moltiplicano, fino al Golfo Persico, lasciando intravvedere la futura ramificazione della rete al di là delle frontiere afghane. Anche i temibili servizi d’intelligence militare pachistana soccombono presto alle sirene del clan, convinti di aver trovato un ottimo alleato per bilanciare le ambizioni afghane dell’India. É negli anni ’80 che nasce l’embrione della futura al-Qaeda, appoggiata dal clan Haqqani. Molti combattenti passano per il campo d’addestramento di Zhawar Kili, gestito dagli Haqqani nella provincia di Khost. La vicinanza fra i due movimenti si rafforza nel decennio successivo: espulso dal Sudan (1996), Osama bin Laden trova rifugio e basi nelle retrovie del clan, pronto a lanciare la grande offensiva contro l’Occidente.L’ambizione degli Haqqani travalica il quadro regionale, ma è sul fronte afghano che se ne misura la statura di combattenti: è grazie a loro che i talebani conquistano Kandahar (1994), Herat (1995) e K abul (1996). Jalaluddin è ricompensato con il portafoglio delle Frontiere, posto semi-onorifico che conserverà fino alla caduta del regime, nell’autunno 2001.

Gli attentati dell’11 settembre non modificano il quadro: il clan rinnova la sua fiducia ad al-Qaeda, fino a scontrarsi con una parte della shura di Quetta, favorevole a prendere le distanze dai qaedisti. I destini s’incrociano nuovamente quando gli americani e la CIA cominciano la campagna di bombardamenti mirati: dal 2004 ad oggi (2014 data dell’articolo), i droni hanno permesso di eliminare oltre 2.500 nemici, con un picco di attacchi a partire dal 2008. Nel frattempo, Jalaluddin ha ceduto le redini al figlio Sirajuddin, considerato da Washington più radicale ed efferato del padre. Sulla sua testa pende una taglia di 5 milioni di $. Dal momento in cui è assurto al vertice dell’organizzazione, Sirajuddin si è sforzato di estendere la sua sfera d’influenza ad altre province dell’est afghano (Ghazni, Logar e Wardak). Ha colpito Kabul, destabilizzato il regime Karzai e sabotato i timidi negoziati di pace. Ha voluto che il fratello Badruddin assumesse il comando militare dell’organizzazione, prima di esser eliminato da un Reaper a stelle e strisce. Ha stretto legami con gruppi terroristici stranieri, come l’Unione del jihad islamico. Ha dotato il network di un apparato d’intelligence, addestrato gli uomini al combattimento urbano e dato loro strumenti adeguati al conflitto: mortai, lanciagranate, munizioni, razzi RPG e fucili mitragliatori AK-47. Secondo fonti dell’intelligence statunitense, sarebbe un membro a tutti gli effetti della shura Majlis, che di al-Qaeda è il Consiglio esecutivo. (fonte Ministero Difesa)

da La Repubblica

Serajuddin ascese alla guida del network degli Haqqani nel 2007, quando suo padre Jalaluddin, fondatore del gruppo, era ormai troppo malato per poter rimanere alla guida. Sotto la sua giovane ed energica guida gli Haqqani cominciarono ad avanzare rivendicazioni di un maggior peso a livello della Shura di Quetta, invano. La mancanza di meritocrazia significava che l’attivismo militare degli Haqqani non si traduceva in promozioni verso i vertici della struttura dei talebani. Dopo qualche mese di tiro alla fune con Quetta, Serajuddin decise di dichiarare l’autonomia del gruppo, mettendolo fuori della catena di comando della Shura di Quetta. Da allora per sette anni si sono considerati come pari titolo della Shura di Quetta. E’ come risultato di questa decisione che gli americani l’hanno per molti anni considerata come una organizzazione completamente separata. Solo nell’estate del 2015 gli Haqqani si sono reintegrati sotto la Shura di Quetta, dopo che l’allora leader Akhtar Mohammad Mansur aveva nominato Serajuddin suo vice e co-optato diversi altri membri del network in altre posizioni di potere.

Gli Haqqani sotto Serajuddin si sono sempre considerati come una forza più professionale rispetto ai talebani del sud. Le tattiche degli Haqqani sono sempre state strettamente “asimmetriche”: attacchi di guerriglia, mine e attacchi terroristici. Gli Haqqani si sono anche distinti per la loro “professionalizzazione” degli attacchi suicidi e nel corso del tempo hanno conquistato un quasi monopolio di questa tattica all’interno dei talebani. Hanno investito nella formazione sistematica di terroristi suicidi, che i loro addestratori preselezionavano ancora in età scolare nei seminari gestiti dal gruppo, e poi preparavano al sacrificio supremo nel corso di lunghi anni di indottrinamento. Sotto Serajuddin si sono anche intensificati i rapporti con la jihad globale. Al Qaeda ha per molti anni considerato gli Haqqani e specificamente Serajuddin con il parner principale. (fonte la Repubblica)

 

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