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Rabbani Burhanuddin

Pubblicazione: 1 Agosto 2023

Burhanuddin Rabbani (Feyzabad, 20 settembre 1940 – Kabul, 20 settembre 2011) .

  • Presidente dell’Afghanistan (2001–2001), Presidente dell’Afghanistan (1992–1996)
  • Presidente della Commissione legislativa della Wolesi Jirga nel 2005
  • È stato ucciso il 20 settembre 2011 in un attentato a Kabul.

Cosa si dice di lui

Rabbani non era un uomo di pace, non era un eroe, non è un martire.

Burhannudin Rabbani era uno dei peggiori criminali che la storia afghana ricordi.
 Ha cominciato la sua lunga carriera criminale negli anni Ottanta gettando vetriolo in faccia alle studentesse dell’Università di Kabul, insieme al suo “compagno di merenda” Massoud.

Ha commesso genocidi, ha fatto uccidere, stuprare, torturare, bombardare migliaia di civili afghani. Ha distrutto la città di Kabul nella guerra fazionale tra il 1992 e il 1996. Ha continuato, anche in tempi recenti, a guidare la formazione più oscurantista nello scenario politico afghano. Ancora recentemente le sue milizie sono state accusate di rapimenti, stupri e uccisioni di bambine. Nel 2010 il governo di Karzai ha concesso un’amnistia in modo che criminali come lui non potessero mai essere giudicati da un regolare Tribunale Internazionale.

Quando nel 2011 le truppe USA-NATO hanno occupato il paese, gli afghani avevano grandi aspettative: al primo posto chiedevano giustizia. Chiedevano che i signori della guerra come Rabbani venissero spediti davanti a un Tribunale a rispondere di un trentennio di crimini inenarrabili. Ma tutto quello che hanno avuto è la loro legittimazione agli occhi della comunità internazionale.

Ora c’è solo rammarico: nei siti afghani si dice che Rabbani è stato ucciso con le sue stesse armi; che la giustizia doveva arrivare con un Tribunale Internazionale e non per mano di altri assassini come lui. Di fronte all’uccisione di un criminale certamente ci si può – anzi ci si deve! – rammaricare di non essere riusciti a processarlo come avrebbe meritato.

Tacere sui crimini compiuti da Rabbani è esserne complici, è non voler vedere la fame di giustizia degli afghani. Continuare sulla strada intrapresa dalle forze USA-NATO, cioè legittimare e lasciare al governo criminali come Rabbani, renderà sempre più intollerabile l’occupazione militare in Afghanistan.

(fonti Vedi anche RAWA 1, RAWA 2 e Human Rights Watch)

La sua storia

Burhanuddin Rabbani, di etnia tagika, è nato nel 1940 a Faizabad, nella provincia del Badakhshan, da un piccolo proprietario terriero. Dopo le scuole superiori ha frequentato l’università a Kabul dove nel 1963 si è laureato in teologia e legge islamica. Nei tre anni successivi ha insegnato ed è poi partito per il Cairo per proseguire gli studi all’università Al-Azhar. Nel 1968 ha ottenuto il dottorato e fatto ritorno in patria.

Membro della confraternita sufi naqshbandi, ha subito molto l’influenza dei Fratelli mussulmani e ha organizzato numerosi centri islamici. Ben presto è emerso come la figura più rappresentativa della shura che dirigeva le attività della Gioventù mussulmana, di cui è diventato anche Presidente, mentre suo vice era Abdul Rasul Sayyaf. Successivamente è stato ammesso alla shura anche Gulbuddin Hekmatyar. Il movimento si proponeva la costituzione di uno Stato islamico. Dopo la destituzione del Re Zahir Shah e l’ascesa al potere di Daoud nel 1973, i gruppi islamici hanno subito la repressione della polizia e Rabbani è stato costretto a lasciare il Paese rifugiandosi in Pakistan. Al loro interno si sono accentuate le divisioni tra la componente moderata e quella estremista, sfociate nell’uscita da Jamiat-e Islami di Hekmatyar, leader dei radicali, che ha fondato il proprio partito, Hezb-e Islami (1976). Dopo l’occupazione sovietica il Jamiat-e Islami e la sua ala militare guidata da Ahmad Shah Massud sono stati tra i protagonisti del jihad nelle province settentrionali del Paese.

Alla caduta del regime di Najibullah (1992), Rabbani è nominato Presidente. Il suo mandato doveva durare quattro mesi ma è stato più volte prorogato, acuendo i contrasti con gli altri gruppi. Dopo la presa del potere da parte dei taliban, Rabbani si è recato in esilio.

Durante la Conferenza di Bonn, un accordo promosso dagli USA e accettato anche dagli esponenti tagiki che partecipavano ai lavori (M. Qasim Fahim Khan, Y. Qanuni e A. Abdullah) ha portato alla nomina a Capo dell’Autorità ad interim del governo Karzai.

Rabbani è stato tra i promotori della costituzione del Fronte Nazionale Unito (aprile 2007), di cui è stato nominato Presidente per i primi sei mesi. Nel settembre 2005 è stato eletto alla Wolesi Jirga alla guida della Commissione legislativa.

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