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2007 – Conferenza Stampa contro legge immunità Warlord

Pubblicazione: 1 Febbraio 2017

il Coordinamento ItaliaRawa e le Donne in Nero di Milano impegnati dal 1999 a fianco di delle donne della Revolutionary Association of the Women of Afghanistan

il giorno 15 febbraio 2007, dalle ore 11.30 alle ore 13.00

promuovono una

CONFERENZA STAMPA

Interverranno: Donne in nero ItaliaRawa

CGIL internazionale

Amnesty International

presso la Casa Internazionale delle Donne

Via della Lungara, 19 – 00165 Roma

Non c’è pace senza giustizia

No all’impunità per i criminali afghani

In occasione della visita in Italia del Presidente afghano Hamid Karzai con una delegazione femminile e alla vigilia del voto parlamentare sul rifinanziamento della missione ISAF

Il  31  gennaio  2007  la  Camera  bassa  del  Parlamento  afghano  (Wolesi  Jirga)  ha approvato quasi all’unanimità una risoluzione che garantisce l’immunità (e quindi l’impunità) a tutti gli afghani coinvolti negli ultimi 25 anni di conflitti, inclusi il leader dei talebani Mullah Omar, l’ex primo ministro Gulbuddin Hekmatyar, leader del partito fondamentalista  Hezb-e  Islami  (e  citato nel  rapporto  di  Human  Rights  Watch  Blood Stained Hands – Past atrocities in Kabul and Afghnistan’s legacy of impunity http://hrw.org/reports/2005/afghanistan0605/– 2005 – come uno dei maggiori responsabili di crimini di guerra commessi soprattutto negli anni della guerra civile tra il 1992 e il 1996), e molti membri del parlamento e del governo in carica, anch’essi macchiatisi di efferati crimini di guerra.

Nonostante Karzai abbia rigettato la risoluzione, questo tentato colpo di mano del Parlamento impone di porsi alcune domande su quale tipo di processo democratico si sia avviato in Afghanistan.

Il  parlamento  afghano,  legittimato  e  sostenuto  da  tutta  la  comunità  internazionale  e salutato come una grande conquista per la democrazia in quel paese, è composto per il 6% da trafficanti di droga, per il 4% da taleban “moderati”, per il 72% da signori della guerra,  per  il  3%  da  religiosi  conservatori  e  per  il  restante  15%  da  un’opposizione democratica e non compromessa con i signori della guerra fondamentalisti.

Molti afghani, e in particolare gli abitanti di Kabul, pensano che, per gli abusi commessi, questi leader non siano idonei alle posizioni che rivestono. Noi concordiamo con questa tesi. Human Rights Watch ha lavorato in zone di conflitto e post conflitto in quattro continenti per oltre 25 anni. Abbiamo osservato i successi e i fallimenti di numerosi processi per la costruzione della pace e documentato di volta in volta come leader incaricati nel periodo di post conflitto con un passato di abusi […] abbiano continuato a commettere abusi o consentito che l’illegalità continuasse o ritornasse.

Dal rapporto Blood stainded hands di Human Rights Watch – 2005

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