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Autore: Patrizia Fabbri

Report CENTRO EDUCATIVO nell’Ovest dell’Afghanistan

Negli ultimi mesi il lavoro del Centro educativo, realizzato da una delle associazioni afghane che CISDA sostiene, è aumentato in modo significativo. Siamo partite con 50 studenti e studentesse, che ora è una comunità fiorente formata da circa 350 ragazzi e ragazze volenterosi. I nostri corsi includono lo studio di inglese, dari, e disegno, e offrono un’esperienza educativa a tutto tondo. Operativo sei giorni alla settimana dalle 8 alle 17, il Centro offre un ambiente di apprendimento coerente e accessibile a tutte e tutti.

Il Centro educativo, un faro di speranza

Durante i tre mesi di vacanza nel rigido inverno afghano, spesso i bambini rimangono a casa. In quei mesi sono poche le famiglie che possono permettersi di mandare i loro figli in centri di apprendimento privati. Per venire incontro a questa necessità, abbiamo organizzato corsi speciali e attività durante la pausa invernale, che sono stati ben accolti dai nostri studenti e studentesse e dalle loro famiglie. In Afghanistan, le sfide poste dalla presenza dei talebani hanno reso estremamente difficoltoso per le ragazze accedere all’istruzione. Molti centri educativi che fornivano opportunità educative per ragazze più adulte sono stati costretti a chiudere. Nell’Ovest, così come in altre parti del paese, le regole dei talebani sono ferree riguardo al modo in cui le donne si devono vestire, alla limitazione della loro libertà di circolazione e alle opportunità educative.

Nonostante questi ostacoli, il nostro Centro educativo rimane un faro di speranza per i nostri studenti e studentesse. Le riunioni regolari tra gli insegnanti e i genitori favoriscono la collaborazione e il feedback, e le preziose informazioni che ci vengono direttamente dalla comunità consentono di arricchire i nostri programmi.

Recentemente è stato organizzato un concorso di disegno che ha messo in luce la creatività dei nostri studenti e delle nostre studentesse, e le opere più meritevoli sono state esposte in modo ben visibile all’interno del Centro.

Nell’ottobre 2023, i nostri studenti e le nostre studentesse si sono riuniti per celebrare la Giornata degli insegnanti e onorare la dedizione e il duro lavoro dei nostri educatori ed educatrici. Sono stati condivisi poesie, articoli e canzoni, e gli insegnanti hanno ricevuto segni di apprezzamento. Un sentito discorso ha sottolineato il potere trasformativo dell’educazione e dell’apprendimento per creare un futuro migliore.

I nostri studenti e le nostre studentesse sono spinti a eccellere anche attraverso esami settimanali e mensili; chi raggiunge i migliori risultati riceve un premio. Al termine di ogni ciclo di studi, vengono consegnati certificati e schede di valutazione, così che i ragazzi e le ragazze siano consapevoli dei loro progressi.

Oltre alle attività curricolari, i nostri studenti e studentesse hanno accesso a proiezioni settimanali di film educativi; i più gettonati sono stati i documentari di geografia.

Le donne raccontano

A., una studentessa di 12 anni, riflette sul lavoro del Centro, e sugli ostacoli che deve superare per coltivare la sua passione per l’inglese. “Sono entusiasta di aver trovato questo centro vicino a casa mia”, condivide. “Ho già ampliato il mio vocabolario di inglese e sono ansiosa di continuare ad imparare.”

Oltre che continuare a incoraggiare e a dare forza ai nostri studenti e studentesse attraverso l’istruzione, il Centro educativo è impegnato per promuovere un ambiente di apprendimento solidale e inclusivo per tutti e tutte.

Il lavoro del Centro educativo ha un forte impatto sulla vita dei suoi studenti e delle sue studentesse, in particolare quelli provenienti da contesti più svantaggiati.

S., che fa parte di una famiglia povera di 10 persone, condivide la sua gratitudine per il Centro, che offre i corsi quasi gratuitamente. Suo padre, pur essendo analfabeta, apprezza l’educazione e ha mandato al centro quattro dei suoi figli. S. apprezza gli insegnanti laboriosi e compassionevoli, evidenziando potenziale trasformativo del Centro per famiglie povere come la sua.

A., una studentessa di 12 anni che frequenta la quinta elementare in una scuola privata, ha paragonato i suoi lenti progressi nell’apprendimento di base con il rapido avanzamento che ha sperimentato al Centro. È partita dal primo livello di lingua dari, ora legge con sicurezza e scrive, e ha sottolineato l’efficacia del centro nel promuovere la crescita accademica.

H., una ragazza di 15 anni a cui è stata negata l’istruzione a causa della chiusura delle scuole imposta dai talebani, temeva che la sua famiglia la obbligasse a un matrimonio precoce. Determinata a continuare gli studi, ha convinto la sua famiglia e si è iscritta alle lezioni di dari e di inglese presso il Centro. H. ha parlato dell’impatto che ha avuto l’istruzione sulla sua vita, sulle sue capacità e sulla sua autostima, e ora immagina un futuro migliore grazie alle nuove opportunità di apprendimento.

R., una studentessa di 16 anni che deve percorrere una distanza considerevole per raggiungere il Centro, ha riflettuto sulla sua istruzione, interrotta al settimo anno dopo che, a partire dall’agosto 2021, è stato imposto alle ragazze il divieto di andare a scuola. Nonostante debba superare grossi ostacoli, è dedicata ai suoi studi e promuove i centri educativi come spazi vitali per le ragazze, affinché si liberino dalle regole disumane dei talebani. La resilienza e la determinazione R. dimostrano l’importanza dell’istruzione accessibile per le comunità marginalizzate.

S., una madre di 40 anni con un forte desiderio di imparare, ha sottolineato l’importanza dell’istruzione e partecipa attivamente alle lezioni del Centro insieme ai suoi figli. Il divario di età con le sue compagne di classe non le crea problemi, e la sua sete di conoscenza simboleggia il ruolo del Centro nel dare a individui di tutte le età la possibilità di avere opportunità di apprendimento.

Grazie dagli organizzatori

L’Organizzazione afghana che promuove questi corsi è grata ai suoi sostenitori e sostenitrici per averle consentito di continuare la sua missione in circostanze difficili per le donne afghane.

L’Organizzazione è impegnata in diversi progetti umanitari, ma ritiene che i progetti educativi, che comprendono corsi clandestini, centri educativi, scuole e programmi di alfabetizzazione, siano un pilastro fondamentale.

L’Organizzazione è impegnata contro l’estremismo religioso e l’oppressione, ma rimane dedicata alla promozione di consapevolezza e all’educazione come strumenti essenziali nella lotta contro ingiustizie sociali portate avanti da gruppi fondamentalisti come i talebani

Bilquis Roshan in Italia per alcuni importanti incontri

Bilquis Roshan è una nostra compagna afghana. L’abbiamo incontrata più volte nel suo Paese, dove viveva costantemente sotto scorta a causa delle sue continue denunce nei confronti dei signori della guerra al potere, della corruzione e dell’ingiustizia dilaganti, dell’occupazione NATO che portava solo più guerra e insicurezza. Nel suo programma c’erano pace, giustizia per tutti coloro che avevano subito gravi perdite durante i troppi anni di guerre e invasioni dell’Afghanistan (dall’invasione sovietica, alla guerra civile scatenata dai signori della guerra, dai talebani al periodo dell’invasione NATO), giustizia sociale, liberazione delle donne.

Ci hanno sempre colpito la sua forza, il suo coraggio, la sua ironia e le sue risate contagiose; gli incontri con lei sono sempre stati un momento importante delle nostre delegazioni.

Lo scorso marzo Bilquis è stata in Italia.

A Roma ha incontrato alcune parlamentari, che hanno promesso di mantenere alta l’attenzione sull’Afghanistan e soprattutto sulla condizione delle donne, ora costrette a subire un’apartheid di genere. È stata poi accolta nella sede dell’ANPI provinciale, dove si è riunita con le donne della commissione femminile; il suo intervento, centrato sulla resistenza delle donne, è stato seguito con molto interesse.

La visita a Roma si è conclusa con un incontro con le ragazze e i ragazzi della comunità afghana locale che volevano avere informazioni sulla situazione del paese e sulla diffusione delle scuole coraniche.

A Milano ha avuto un incontro con le donne del CADMI (Casa di accoglienza per le donne maltrattate), con cui ha parlato della sistematica violenza nei confronti delle donne.

Un ultimo incontro pubblico prima della sua partenza ha avuto luogo sempre a Milano, in un evento su donne e guerra organizzato in occasione delle celebrazioni per i 10 anni della Casa delle donne. Prima di lasciare l’Italia, Belquis ha fatto un incontro online molto partecipato con le associazioni della Rete euro-afghana; ha illustrato quello che vorrebbe fare, dall’Europa, per mantenere l’attenzione sul suo paese.

La biografia di Belquis

Nata nel 1973 nella provincia di Farah (sud-ovest dell’Afghanistan); negli anni dell’invasione sovietica Bilquis va in esilio con la sua famiglia prima in Iran e, poi, in Pakistan, dove studia in una scuola per rifugiati cercando modi per acquisire consapevolezza politica; questo percorso la porta a decidere di mettersi al servizio delle donne del suo paese.

Nel 2001, Dopo l’occupazione dell’Afghanistan da parte della NATO, Bilquis torna a Farah e inizia a lavorare come direttrice di un centro medico per donne.

Nel 2005 si candida e viene eletta elezioni nel consiglio provinciale di Farah, ma continua a lavorare nel suo territorio.

Nel 2009 viene nuovamente eletta nel consiglio provinciale di Farah e va a Kabul come rappresentante del consiglio alla Mishrano Jirga, la Camera Alta del Parlamento (Senato) dove si adopera per smascherare i crimini dei signori della guerra. In quel periodo frequenta la Facoltà di legge all’Università di Kabul.

Nel 2018 si candida alle elezioni parlamentari e viene eletta alla Wolesi Jirga (Camera Bassa del Parlamento), sempre per la provincia di Farah. Nonostante le continue minacce di morte continua a denunciare crimini e corruzione di ministri e parlamentari.

Alla Loya Jirga (tradizionale Grande Assemblea) del 13 ottobre 2013 è l’unica rappresentante a opporsi alla firma di un patto di sicurezza con gli Stati Uniti e decide di lasciare l’Assemblea con lo slogan “Il patto con gli USA è un tradimento della nostra patria” dichiarando ai media che la presenza militare americana in Afghanistan rappresenta un pericolo per il futuro del suo Paese.

Roshan fa ancora sentire la sua voce durante la Loya Jirga del 7 agosto 2020, quando il governo fantoccio di Ashraf Ghani decide di liberare dalla prigione oltre 5000 terroristi talebani, un accordo che lei considera ‘tradimento della nazione’. In quella occasione è stata buttata a terra e picchiata da una donna del personale di sicurezza. Questo incidente ha avuto un’enorme copertura mediatica ed è stato condannato in tutto l’Afghanistan, mettendo in ombra l’intera Loya Jirga”.

Il suo nome è stato inserito nella lista nera dei talebani e dell’ISIS, ma Bilquis non ha mai fatto marcia indietro.

Dopo il ritorno al potere dei talebani il team che si occupava della sua sicurezza suggerisce a Bilquis di non apparire più in pubblico perché troppo rischioso. Successivamente è costretta a lasciare il paese: “Non avrei mai pensato di lasciare l’Afghanistan, il mio amato Paese, ma dall’agosto 2021, con la caduta del governo fantoccio di Kabul, mi è stato impossibile continuare le mie attività e la mia vita è ad alto rischio. Oggi voglio continuare la mia missione, voglio far conoscere in tutto il mondo il destino del mio sfortunato popolo”.

Belquis Roshan vive attualmente in Germania dove è presente una grande comunità di afghani, ma continua a portare in giro per il mondo la voce delle donne afghane.

RAWA celebra la Giornata internazionale della donna

L’Associazione Rivoluzionaria delle donne Afghane (RAWA) ha organizzato un’iniziativa per l’8 marzo in Afghanistan. Questo incontro si è svolto nonostante le imposizioni dei talebani mirate a vietare le attività delle donne con minacce, pressioni e repressione, mettere a tacere le loro voci di protesta e reprimere il loro spirito combattivo. Tuttavia, le nostre donne resilienti hanno svolto un ruolo significativo nella lotta contro il fascismo e il fondamentalismo, con coraggio e consapevolezza.

È stata espressa gratitudine nei confronti delle ragazze, delle donne e delle madri che hanno partecipato nonostante la nevicata e altre difficoltà logistiche. All’inizio è stata recitata una poesia:

Combattiamo contro la tirannia e le tenebre,
Mano nella mano, marciamo verso la vittoria.
Finché ogni anima assaggerà la dolcezza della libertà,
Cantiamo l’inno della libertà.
Odiamo i veli forzati che avvolgono i nostri volti,
Pugni e acido sui nostri volti, nel dominio della schiavitù.

Dobbiamo ribellarci a povertà, oppressione e discriminazione
Costruiamo un mondo uguale insieme
Sii una donna e insorgi come una donna
Alzati e corri forte
Sii donna e ribellati con forza!

La sala è stata decorata con slogan e immagini sulla lotta e sul sacrificio delle donne in Afghanistan e nel mondo. Questo il discorso iniziale.

L’8 marzo è il giorno simbolico della solidarietà globale delle donne oppresse in tutto il mondo e un’opportunità per continuare insieme la nostra lotta per la liberazione e l’uguaglianza. Purtroppo nella nostra terra governano forze reazionarie che considerano le donne il nemico principale; tutte le loro politiche sono basate su restrizioni e intimidazioni nei confronti delle donne. In questi giorni, l’ondata di repressione, arresti e torture da parte dei talebani addestrati dalla CIA e dall’ISI, in particolare da parte del Ministero per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, ha colpito tutto il paese. Questi fondamentalisti religiosi e fascisti hanno imparato dai loro predecessori a mantenere la società chiusa e arretrata, a reprimere le donne, uno dei pilastri principali della rivoluzione, chiudendole in casa, tagliando loro le ali, e distruggendo i loro sogni.”

Le giovani donne di RAWA hanno poi cantato l’inno, Donne insorgete, che incita alla rivolta contro la violenza e l’oppressione.

RAWA 8 marzo 2024 
 
Zarlasht, una rappresentante di RAWA, ha descritto in dettaglio le nostre attività politiche del prossimo futuro.

RAWA è vicina alle sofferenze delle donne in cerca di giustizia e alle combattenti di tutto il mondo. L’8 marzo è il giorno in cui chiedere giustizia e uguaglianza e rinnovare l’impegno a organizzare un movimento delle donne forte e unito, capace di sradicare l’oppressione e le discriminazioni della società patriarcale. Non permettiamo alle forze reazionarie e all’imperialismo di svuotare di significato a questa giornata militante e rivoluzionaria per trasformarla in un giorno in cui si regalano fiori e si promette falso amore alle donne per nascondere la misoginia.

Commemorare l’8 marzo ha per noi un valore molto più alto, perché qui, sotto il soffocante terrore dei criminali fondamentalisti talebani, le donne che soffrono sono più che in qualsiasi altra regione del mondo. Le donne afghane sono private dei loro diritti fondamentali: la libertà, l’istruzione e il lavoro, l’imposizione dell’hijab. Gli Stati Uniti e i loro alleati non hanno riconosciuto ufficialmente i talebani, ma in segreto stanno cercando di rafforzarli e sostenerli e, in questo modo, impedire il crollo di questo Emirato di assassini. Anche se le truppe degli Stati Uniti e della NATO si sono ritirate dall’Afghanistan, gli interventi dei paesi occidentali per trasformare l’Afghanistan in un centro di terrorismo continuano e negli ultimi anni l’ISIS e altre bande di terroristi qui si sono potuti organizzare liberamente. Il terrorismo islamico e l’imperialismo sono due facce della stessa medaglia”.

RAWA 8 marzo 2024 
 
Analizzando la situazione corrente e il tradimento dei governi occidentali, Zarlasht ha affermato:

“Per decenni, gli Stati Uniti hanno sostenuto e alimentato fondamentalisti mujahdeen, i talebani, l’ISIS come tattica per imporre le loro politiche coloniali e predatorie in Afghanistan e continuare a dominare la regione. Con questo scopo li hanno sempre armati fino ai denti e, dopo vent’anni di spargimento di sangue, grazie al sostegno finanziario e diplomatico aperto e clandestino, lasciano che il regime talebano vada avanti. L’auspicio e gli sforzi dell’Occidente e delle Nazioni Unite è quello di creare un ‘governo inclusivo’. Ciò che intendono per ‘inclusivo’ non è altro che tenere insieme un numero di intellettuali pro USA/NATO e di fondamentalisti fidati dell’amministrazione talebana; questo, naturalmente, non porterà il minimo cambiamento nelle politiche criminali degli attuali governanti.

Le politiche disumane del governo imperialista degli Stati Uniti dimostrano ciò che RAWA ha sempre sostenuto: gli USA sono in guerra con il popolo afghano e in pace con i criminali. La storia vergognosa e criminale degli Stati Uniti dimostra che hanno sempre sostenuto i regimi, gli elementi e le istituzioni più odiati e hanno cospirato per rovesciare governi e movimenti popolari. Alla Casa Bianca non importa come funziona il governo in Afghanistan e per quale motivo la nostra gente muore. Zalmi Khalilzad ha dichiarato chiaramente che gli Stati Uniti sono soddisfatti dei talebani e ha detto senza mezzi termini che se le ragazze non possono andare a scuola, è il problema del popolo afgano, non degli Stati Uniti! Ciò che conta per gli Stati Uniti e la CIA è che questo regime fantoccio resti sotto il loro controllo in modo che possano costituire una minaccia per la Russia, la Cina, l’Iran e altri paesi rivali”.

RAWA 8 marzo 2024 
 
Zarlasht si è appellata agli uomini e alle donne che soffrono perché si preparino ad una battaglia vincente.

Dobbiamo sapere che senza acquisire consapevolezza e combattere con le nostre armi, non sarà possibile vedere il benessere e il successo o assistere a miglioramenti della nostra tragica situazione. Ancora una volta, in occasione dell’8 marzo, chiediamo a tutte le donne dell’Afghanistan di mobilitarsi e lottare per liberarsi dalla morsa dell’imperialismo e dei suoi lacché jihadisti e talebani e dalle tradizioni della società patriarcale. Porre fine alla violenza domestica, alla violenza sessuale, agli abusi e alla violenza contro le donne non sarà possibile solo organizzando seminari con le ONG. Se vogliamo cambiare la situazione, specialmente per noi donne, dobbiamo lavorare per formare un movimento composto da tutte le etnie e gruppi regionali afghani contro il fondamentalismo e l’occupazione…. In un momento in cui le donne afghane sono prigioniere del peggior fondamentalismo, RAWA è solidale con le donne che combattono in Iran, Palestina, Kurdistan, Tunisia, India e in tutto il mondo. Impariamo dal loro coraggio e dalla loro fermezza.”

RAWA 8 marzo 2024 
 
Con il ritorno dei talebani, un gran numero di intellettuali e di donne sono andate in Occidente, ma RAWA è rimasta accanto al suo popolo e si impegna a continuare a lavorare e organizzare le donne nelle condizioni più difficili. Durante l’evento sono state proiettate immagini e video delle più recenti attività politiche di RAWA, della distribuzione di cibo ai bisognosi, dei servizi offerti dai team medici nelle zone più remote, della distribuzione di aiuti in situazioni di emergenza, dei corsi di alfabetizzazione e politici clandestini.

In omaggio alla memoria delle donne rivoluzionarie e alla rivolta delle Donne, Vita, Libertà in Iran sono stati presentati una poesia (La primavera sta arrivando) di Marzia Ahmadi Oskuee, una delle famose martiri dell’organizzazione iraniana dei guerriglieri Fedai del Popolo, e un cortometraggio su Sepideh Qolian, una manifestante iraniana che ha creato un’epica nelle terribili prigioni del regime sanguinario dell’Iran.

RAWA è orgogliosa di essere in contatto con diverse attiviste, movimenti progressisti e organizzazioni nel mondo fin dalla sua istituzione e ha sempre ricevuto da loro solidarietà, consenso e sostegno politico. La maggior parte di queste forze hanno raccolto donazioni e ci hanno aiutato con il loro impegno e le loro iniziative. Anche quest’anno, in occasione dell’8 marzo, abbiamo ricevuto molti messaggi di solidarietà e Mursal ne ha condivisi alcuni con l’assemblea.

RAWA 8 marzo 2024 
 
Anche nelle peggiori condizioni, le sostenitrici straniere di RAWA, con grande coraggio, sono state al nostro fianco contro le politiche dei loro governi guerrafondai e in difesa del nostro popolo oppresso. Quest’anno, un gruppo di loro ha partecipato al nostro incontro e ha espresso la sua solidarietà. Alla fine dell’evento, tutte le partecipanti si sono alzate e hanno cantato l’inno Il Sole della Libertà, basato sulla famosa canzone El pueblo unido jamas serà vencido! di Victor Jara, un cantante rivoluzionario cileno assassinato dalla dittatura di Pinochet.

RAWA 8 marzo 2024 
 
RAWA 8 marzo 2024 
 
RAWA 8 marzo 2024

Vite preziose

Il progetto ‘Vite Preziose’ promosso da CISDA e una delle associazioni che sosteniamo prevede il sostegno a distanza di donne e bambine vittime di violenza.

Come è nato il progetto

Nel giugno 2011, sul quotidiano I’Unità, venivano raccontate le storie di alcune donne, incontrate a Kabul e altre, raccolte dalle operatrici dell’associazione afghana, nelle ‘case protette’ e nei Centri di Aiuto Legale che gestivano, tra i pochissimi luoghi sicuri, dove le vittime di violenza potevano trovare aiuto.

Sono storie di madri di famiglia, di ragazzine, di bambine, che ci aprono la porta su una quotidianità devastata, per noi inimmaginabile: la violenza feroce, la povertà estrema, il pregiudizio, l’abbandono, l’ingiustizia, la totale esclusione da ogni elementare diritto umano.

Ci raccontano come sono state vendute le loro vite, la prigione delle loro case, la crudeltà di padri, mariti, suoceri e cognati; l’impossibilità di essere curate e rispettate, di lavorare, di istruirsi, di vivere con dignità e di ottenere giustizia per i crimini commessi contro di loro. E ci parlano anche dei loro sogni, vivere una vita normale, quella che noi viviamo ogni giorno.

Furono gli stessi lettori a chiedere come poter entrare nella tormentata vita di queste donne e aiutarle a cambiarla.

Abbiamo fatto una scommessa: trasformare l’informazione in solidarietà concreta. Crediamo che i media possano essere davvero un mezzo, un ponte tra due parti di una stessa umanità. Perché, a volte, raccontare non basta. Il nostro progetto nasce da qui. Una scommessa vinta, grazie alla partecipazione dei nostri sponsor, che continuano a sostenere economicamente le amiche lontane e a far sentire loro il calore dell’affetto, la vicinanza per cercare, contro mille ostacoli, di realizzare i sogni a cui hanno diritto.

Come funziona il progetto

Sono tante le donne sostenute dal progetto. Alcune di loro hanno combattuto e vinto. Hanno percorso tutta la strada verso la loro libertà e autonomia, stanno bene e cedono, volontariamente, il posto a chi sta peggio di loro. Altre continuano a lottare in una realtà sempre più drammatica.

Questo progetto è un aiuto fondamentale per le ragazze e le donne afghane costrette ancora a subire ogni tipo di abuso, Il contributo di uno sponsor è in grado di cambiare l’esistenza di ognuna di loro in modo radicale. Può salvare una bambina da un matrimonio forzato, una donna dal suicidio, dal mendicare nelle strade, dalla prostituzione forzata, dall’analfabetismo, dalla morte per percosse o per malattie che non vengono curate, o dall’essere vendute per un pezzo di pane per la famiglia. La sponsorizzazione di chi si batte al nostro fianco per i diritti delle donne è più valida perfino di un progetto da milioni di dollari perché interviene direttamente sulle condizioni di chi ha bisogno di aiuto e produce effetti immediati anche da un punto di vista psicologico.

Al progetto e alle storie di vita raccolte è ispirato il libro di Cristiana Cella: ‘Sotto un cielo di stoffa’, Avvocate a Kabul. Città del Sole Edizioni

Come contribuire al progetto vite preziose

Modalità di partecipazione:

  • 50 euro mensili, sostegno completo per una donna
  • 25 euro mensili, condivisione di due sponsor per una donna
  • Donazione “una tantum”

Chi è interessato a sostenere il progetto può scrivere alla mail indicata su Contatti.

Potrete sostenere una donna, conoscere la sua storia e seguire il suo percorso verso la dignità. Vi manderemo regolarmente gli aggiornamenti sulla loro situazione.

Comunicato stampa – 8 marzo 2024: CISDA a fianco delle donne afghane in lotta

Impedire che un’adolescente si lasci spegnere tra le mura di una casa-prigione; aiutare un’anziana a scrivere le sue prime parole in una stanza nascosta; sostenere tutte le avvocate, sarte, imprenditrici, panettiere, dottoresse, parrucchiere, insegnanti perché possano tornare a lavorare; scendere in piazza nonostante il terrore delle incarcerazioni arbitrarie. Tutto questo fanno le organizzazioni delle donne afghane che, in una clandestinità che porta luce e aria alle donne oppresse dell’Afghanistan dei talebani, continuano a lottare per affermare i propri diritti.

Lottare per e con le donne afghane, come fa CISDA – Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane dal 1999, significa dar voce e non lasciare sole donne che si battono contro tutti i fondamentalismi; significa condividere la lotta di liberazione delle donne con tutti i movimenti femministi nel mondo; significa non abbassare la testa.

L’8 marzo non è una ricorrenza, l’8 marzo è uno dei 365 giorni in cui le donne subiscono violenze, soprusi, sopraffazioni, ingiustizie, ma è anche uno dei 365 giorni in cui le donne di tutto il mondo continuano a lottare.

In questo momento, in cui due guerre devastanti stanno provocando migliaia di morti, le donne sono ancora una volta le prede di una insensata e misogina violenza, oggetto di stupri e omicidi: essere vicine e far sentire la voce delle donne afghane significa essere vicine anche alle donne palestinesi, israeliane, iraniane, ucraine e alle donne di tutto il mondo.

Per questo il CISDA vuole far sentire la propria voce in quanto protagonista di questa lotta e perché la Giornata internazionale della donna non sia solo l’8 marzo, ma ogni giorno della nostra vita.

Una lotta che si rafforza nel ricordo di chi ha dato la vita per la giustizia e la libertà come Meena Keshwar Kamal, fondatrice di RAWA, assassinata dagli agenti del KHAD (il braccio afghano del KGB) e dai loro complici a Quetta, in Pakistan, il 4 febbraio 1987 della quale riportiamo la poesia più famosa.

Mai più tornerò sui miei passi

Sono una donna che si è destata
Mi sono alzata e sono diventata una tempesta
che soffia sulle ceneri
dei miei bambini bruciati
Dai flutti di sangue del mio fratello morto sono nata
L’ira della mia nazione me ne ha dato la forza
I miei villaggi distrutti e bruciati mi riempiono di odio contro il nemico,
Sono una donna che si è destata,
La mia via ho trovato e più non tornerò indietro.
Le porte chiuse dell’ignoranza ho aperto
Addio ho detto a tutti i bracciali d’oro
Oh compatriota, io non sono ciò che ero.
Sono una donna che si è destata.
La mia via ho trovato e non tornerò più indietro.
Ho visto bambini a piedi nudi, smarriti e senza casa
Ho visto spose con mani dipinte di henna indossare abiti di lutto
Ho visto gli enormi muri delle prigioni inghiottire la libertà
nel loro insaziabile stomaco
Sono rinata tra storie di resistenza, di coraggio
La canzone della libertà ho imparato negli ultimi respiri,
nei flutti di sangue e nella vittoria
Oh compatriota, oh fratello, non considerarmi più debole e incapace
Sono con te con tutta la mia forza sulla via di liberazione della mia terra.
La mia voce si è mischiata alla voce di migliaia di donne rinate
I miei pugni si sono chiusi insieme ai pugni di migliaia di compatrioti
Insieme a voi ho camminato sulla strada della mia nazione,
Per rompere tutte queste sofferenze, tutte queste catene di schiavitù,
Oh compatriota, oh fratello, non sono ciò che ero
sono una donna che si è destata
Ho trovato la mia via e più non tornerò indietro.

Un 8 marzo internazionalista

Arriviamo in mattinata, accompagnate in macchina al luogo dell’appuntamento, ed entriamo in una grande sala. Il luogo è lo stesso di sempre, già abbastanza gremito di donne e uomini, ma molte devono ancora arrivare. Chiacchierano, si abbracciano, parlano fra loro contente di rivedersi perché arrivano da tutto il paese. Anche noi salutiamo e abbracciamo le nostre compagne e facciamo conoscenza di nuove realtà. Più tardi tutte prendono posto. Inizia la manifestazione: sul palco si alternano diversi interventi di donne in rappresentanza delle varie province; tra un intervento e l’altro sullo schermo scorrono immagini di chiara denuncia. Musica e spettacoli teatrali si alternano agli interventi. Noi portiamo il saluto di tutto il Cisda e un sostegno alle loro lotte. Alla fine, si canta tutte insieme, canzoni di lotta come “Bella ciao” e “El pueblo unido”, ognuna nella propria lingua, la commozione è palpabile.

Sì, siamo alla celebrazione della giornata internazionale della donna, ma siamo a Kabul, è l’8 marzo, siamo assieme alle nostre compagne di Rawa e non ci sono solo loro. È il modo in cui riescono ad organizzarsi per quella giornata, così come per tutti gli 8 marzo a cui abbiamo partecipato, ovviamente sempre al chiuso perché, anche nei vent’anni di occupazione Nato, le manifestazioni sono sempre state pericolose per le nostre attiviste. I contenuti dei loro interventi sono sempre politici e chiaramente antigovernativi, per cui stare all’aperto per troppo tempo risulterebbe troppo rischioso per tutte.

Ecco, tutto questo non possiamo più farlo. Il Cisda (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane), di cui faccio parte e che da oltre 20 anni sostiene le attiviste in Afghanistan, non può più organizzare delegazioni in Afghanistan perché il paese è caduto nelle mani dei Talebani, quei Talebani per i quali nel 2001 abbiamo invaso il paese per liberarlo dal loro giogo e per sconfiggere il terrorismo di Isis.

Non possiamo per il momento tornarci, ma non smettiamo di tenere alta l’attenzione sulle condizioni in cui vivono le donne e sulla condizione del paese. Non possiamo permetterci di stare in silenzio; lo dobbiamo alle nostre attiviste che hanno deciso di rimanere lì per continuare la loro attività con le donne e per un cambiamento del paese. Lo fanno a rischio della propria vita, manifestando il loro dissenso, lavorando in clandestinità e continuando a denunciare, così come hanno fatto fin dalla loro nascita nella metà degli anni ’70.

Voglio condividere con voi la poesia più conosciuta di Meena Keshwar Kamal, fondatrice di RAWA, assassinata dagli agenti del KHAD (il braccio afghano del KGB) e dai loro complici a Quetta, in Pakistan, il 4 febbraio 1987.

Mai più tornerò sui miei passi

Sono una donna che si è destata
Mi sono alzata e sono diventata una tempesta
che soffia sulle ceneri
dei miei bambini bruciati
Dai flutti di sangue del mio fratello morto sono nata
L’ira della mia nazione me ne ha dato la forza
I miei villaggi distrutti e bruciati mi riempiono di odio contro il nemico,
Sono una donna che si è destata,
La mia via ho trovato e più non tornerò indietro.
Le porte chiuse dell’ignoranza ho aperto
Addio ho detto a tutti i bracciali d’oro
Oh compatriota, io non sono ciò che ero.
Sono una donna che si è destata.
La mia via ho trovato e non tornerò più indietro.
Ho visto bambini a piedi nudi, smarriti e senza casa
Ho visto spose con mani dipinte di henna indossare abiti di lutto
Ho visto gli enormi muri delle prigioni inghiottire la libertà
nel loro insaziabile stomaco
Sono rinata tra storie di resistenza, di coraggio
La canzone della libertà ho imparato negli ultimi respiri,
nei flutti di sangue e nella vittoria
Oh compatriota, oh fratello, non considerarmi più debole e incapace
Sono con te con tutta la mia forza sulla via di liberazione della mia terra.
La mia voce si è mischiata alla voce di migliaia di donne rinate
I miei pugni si sono chiusi insieme ai pugni di migliaia di compatrioti
Insieme a voi ho camminato sulla strada della mia nazione,
Per rompere tutte queste sofferenze, tutte queste catene di schiavitù,
Oh compatriota, oh fratello, non sono ciò che ero
sono una donna che si è destata
Ho trovato la mia via e più non tornerò indietro.

Giovanna Cardarelli è un’attivista di CISDA.