Dove sono le donne afghane?
25 Novembre 2024
Khalid Hanafi è nato nel 1971 nel villaggio di Kolam Shaheed nel distretto di Doabi della provincia di Nuristan in Afghanistan.
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ToggleAttualmente Khalid Hanafi ricopre la carica di Ministro per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio del cosiddetto Emirato islamico dell’Afghanistan, il governo de facto, non riconosciuto dalla comunità internazionale, che è al potere in Afghanistan dall’agosto 2021.
“Hanafi è emerso come una delle figure più note dal ritorno al potere dei talebani.
La comunità internazionale lo identifica come un grave violatore dei diritti umani, in particolare per il suo ruolo nell’applicazione delle leggi draconiane dei talebani che hanno gravemente limitato le libertà dei cittadini afghani, soprattutto delle donne…Il suo ministero, noto per aver imposto alcune delle più severe restrizioni alla società afghana, è stato in prima linea nella campagna dei talebani per limitare i diritti delle donne. Queste misure includono il divieto alle donne di entrare nei parchi pubblici, la limitazione della loro libertà di movimento e l’applicazione di rigidi codici di abbigliamento prendendo come riferimento la legge islamica.
La posizione intransigente di Hanafi sui diritti delle donne riduce il loro ruolo nella società confinandole al matrimonio e agli obblighi religiosi. La sua retorica ha chiarito che l’interpretazione della legge della Sharia da parte dei talebani, in particolare per quanto riguarda l’hijab e la presenza pubblica delle donne, non è negoziabile: Possiamo rinunciare a qualsiasi cosa, ma non possiamo rinunciare alla Sharia. Sharia e hijab sono le nostre linee rosse perché il nostro obiettivo era implementare un sistema islamico, ha dichiarato in un recente incontro.
Hanafi è strettamente legato alla rete Haqqani, una fazione influente all’interno dei talebani, e mantiene una stretta relazione con il leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada. La sua lealtà e il suo allineamento con la visione di Akhundzada hanno portato a un’autorità ampliata sugli organi esecutivi e giudiziari dei talebani, rafforzando ulteriormente la sua influenza nel governo oppressivo del regime.
Negli ultimi anni, le azioni di Hanafi hanno suscitato una condanna diffusa, sia a livello nazionale che internazionale. Le donne afghane, in particolare, hanno sopportato il peso delle sue politiche. Sotto la guida di Hanafi, il Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio è stato autorizzato a detenere e punire coloro che sfidano le sue restrizioni, rafforzando ulteriormente il controllo dei talebani sulla società afghana.
La portata del ministero si estende oltre i codici di abbigliamento e il comportamento sociale, comprendendo restrizioni sulle pratiche culturali e la presenza stessa delle donne nella vita pubblica. Mentre l’Afghanistan continua a confrontarsi con le conseguenze del governo dei talebani, Khalid Hanafi rimane una figura fondamentale negli sforzi del regime per imporre la sua austera interpretazione della legge islamica, con effetti profondi e devastanti sul tessuto sociale del paese.” (fonte Amu TV, 24 agosto 2024)
Khalid Hanafi è figlio di Malik Habibullah, leader jihadista del periodo dell’invasione russa e governatore locale. Cresciuto in una famiglia integralista, Hanafi ha studiato in varie madrase in Afghanistan e in Pakistan. In particolare, ha compiuto i suoi studi nella madrasa Darul Uloom Haqqania, nella provincia pakistana di Khyber Pakhtunkhwa, “importante centro di diffusione della cultura islamica sunnita del movimento Deobandi, … Fu ribattezzata l’Università della Jihād per il contenuto, i metodi della didattica e per le future occupazioni di alcuni dei suoi più noti allievi. … diede ampio sostegno ai mujahideen e ai talebani dell’Afghanistan, sfornando in particolare il loro leader, il Mullah Omar.” (fonte Wikipedia)
Tra gli allievi di questa madrasa, oltre a Hanafi e al Mullah Omar, si annoverano Jalaluddin Haqqani, ex leader della rete terroristica omonima; Akhtar Mansour, ex leader dei talebani; Sirajuddin Haqqani, succeduto al padre Jalaluddin quale leader della rete che porta il suo nome; Mohammad Yunus Khalis, esponente di spicco dei mujaheddin.
Oltre a studiarvi, Hanafi ha successivamente insegnato in questa e in altre madrase, radicalizzandosi ulteriormente nel quadro ideologico che ora guida le politiche dei talebani.
Della sua vita privata, come di quella di molti leader talebani, non si sa molto.
Vicino al primo governo talebano (1996-2001), anche grazie all’attività del fratello, Maulvi Rustam, allora vice ministro dei lavori pubblici, Hanafi ha formato un movimento jihadista nei distretti di Nimroz e Delaram (nell’Afghanistan meridionale).
Negli anni dell’intervento Nato, Hanafi è stato responsabile di tre distretti nella provincia di Nuristan: Norgram, Doab e Mandol. Inoltre, è stato responsabile anche delle province di Laghman e Nuristan e dei campi di addestramento militare nella zona orientale del Paese.
Dal ritorno al potere dei talebani, nell’agosto 2021, ricopre l’incarico di Ministro per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio.
Hanafi è il promotore della legge, approvata dai vertici talebani lo scorso 22 agosto, che sistematizza i numerosi divieti già in vigore nel paese, aggiungendone di nuovi.
“La nuova legge, divisa in 35 articoli, raggruppa in unico testo varie norme (alcune delle quali già in vigore nel paese) che limitano notevolmente i diritti delle donne e impongono restrizioni sul loro comportamento, sia in pubblico che in privato. Tra le altre cose la legge stabilisce che le donne debbano coprire il corpo e il viso quando sono in pubblico, e non possano indossare indumenti aderenti o corti. Non possono cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico, dato che secondo i talebani la voce di una donna è considerata un aspetto intimo e deve rimanere privata. Vieta inoltre alle donne di viaggiare senza essere accompagnate da un uomo con cui hanno un legame di sangue, e di fare incontri di qualsiasi tipo con uomini con i quali non sono imparentate.
Sono regolamentati anche alcuni aspetti dell’abbigliamento maschile: gli uomini non possono portare pantaloni sopra al ginocchio e devono sempre curare la propria barba. Sono vietate la produzione e la diffusione di immagini rappresentanti esseri viventi, l’ascolto della musica, l’omosessualità, l’adulterio e le scommesse.” (fonte il post)
In risposta alle numerose critiche sollevate dall’emanazione della legge da parte della comunità internazionale e, in particolare, di UNAMA Hanafi ha liquidato le proteste sottolineando che l’Emirato islamico si impegna con il mondo solo nel quadro delle leggi islamiche. “Secondo Mohammad Khalid Hanafi, l’hijab e l’implementazione delle punizioni islamiche sono linee rosse e nessun ordine di nessuno in merito verrà accettato. Il ministro ha affermato: Se l’Emirato islamico interagisce con il mondo, lo fa secondo il quadro della Sharia. Non agirà contro il quadro della Sharia, se Dio vuole. Il nostro obiettivo è un sistema basato sulla Sharia islamica.” (fonte Tolonews)
Se non sono bastate le violazioni dei diritti delle donne e di tutti i cittadini afghani e le violenze di cui il popolo afghano è vittima, questa legge e queste dichiarazioni dovrebbero mettere una pietra tombale su ogni tentativo, diretto e indiritto, di riconoscimento del governo talebano oltre a far sprofondare nella vergogna chi ha ceduto alle loro ignobili richieste pur di averli presenti all’ultima Conferenza di Doha.
Khalid Hanafi compare in 2 liste di individui sanzionati in Unione Europea e negli Stati Uniti.
L’8 marzo 2023, Hanafi è stato inserito nella lista nera dei nemici delle donne redatta dall’Unione Europea, una nuova categoria di sanzioni, che va a colpire nove persone e tre entità in tutto il mondo. L’inserimento nella black list europea viene inquadrato nell’ambito di un regime globale di sanzioni dell’Ue per i diritti umani che si applica ad atti quali il genocidio, i crimini contro l’umanità e altre gravi violazioni o abusi dei diritti umani. Tra le nove persone colpite, oltre ad Hanafi, c’è anche il ministro per l’Educazione superiore Neda Mohammed Nadeem, entrambi colpevoli di “serie violazioni dei diritti delle donne afghane”, si legge nel testo approvato a Bruxelles.
L’8 dicembre 2023 Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha imposto sanzioni a Mohammad Khalid Hanafi, Ministro per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, e a Fariduddin Mahmood, capo dell’Accademia talebana, citando violazioni dei diritti umani e repressione di donne e ragazze. Il dipartimento ha affermato che i membri del ministero di Hanafi “hanno commesso gravi abusi dei diritti umani, tra cui rapimenti, frustate e percosse”. Hanno anche aggredito gli afghani che protestavano contro le restrizioni all’attività delle donne, tra cui l’accesso all’istruzione, ha osservato la dichiarazione.
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